Il nostro cielo di LILITH
E quando le parole
furono dette
pesarono come sassi
" forse due mesi, al massimo tre "
lo guardai smarrita ma
dietro quegli occhiali
da professore affermato
non vidi luce ma solo
il vuoto di chi è abituato
a dare notizie di morte.
Tornai da lei
soffocando il dolore
" presto ti porterò a casa
e riprenderemo la nostra vita
quella di sempre e insieme
lasceremo alle spalle
questi giorni e il ricordo"
ma per quanta attenzione
avessi riposto nel cancellare
dai miei occhi ogni traccia
di un pianto a forza represso
fu una leggera ombra di
rimmel sciolto a tradirmi.
"Non sono Violetta"
mi disse " e tu come
Alfredo sei poco credibile"
e poi aggiunse penetrando
come un dardo il mio sguardo
" quanto mi resta? "
ed io con le lacrime
non più prigioniere
" se va bene tre mesi"
e la sua voce ferma e decisa
" se va male tre mesi
ed ora portami a casa!
ho voglia di guardare
il nostro cielo, mi manca..."
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