OSIP ĖMIL’EVIČ MANDEL’ŠTAM
Di questo corpo che m’è dato, che ne farò
Che ne farò di questo dono unico ed intimo?
Ditemi chi devo ringraziare
A chi devo essere grato
della tacita gioia di respirare ed esistere?
Sono un giardiniere ed anche un fiore
In questo mondo-prigione non sono solo.
Sui vetri dell’eternità si è posato
il mio caldo respiro, suggello di me
Come ricamo inconosciuto
Trascorre il sedimento dell’istante
Il caro segno non si cancellerà.
(f.g)
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