Ascolta Licia, quel che sognai
stanotte sotto l'olmo
dove mi ero appisolata.
E' tanto
strano ma forse capirai:
"Stavo su un prato vicina
ad uno stagno e miravo
riflessa la mia immagine
ma ero cento volte più bella.
Avevo i capelli sciolti
come piacciono a te e un
bianco velo intrecciando
mille ombre a mala pena
nascondeva le mie parti
più intime.
Tu sai, Licia, quanto sia pudica
ma nel sogno non arrossivo
guardando il mio corpo,
come se non mi appartenesse.
Ma non è tutto, amica mia,
perché ad un tratto l'acqua
s'infrange ed ecco che un
toro nero come il cielo,
di quelli che ogni giovenca
fa fremere e muggire,
spunta dall'acqua e...
vidi un balenar di occhi tenebrosi
e poi più nulla.
Ma non mi svegliai e intanto
era sorta la luna ed io correvo:
del velo che portavo ormai
solo brandelli mi coprivano.
Ancor sento il cuore battere...
ma ascolta, Licia, siamo all fine.
Non so quando durò la folle corsa,
di sicuro fu il sole che sorgendo
illuminò le mie membra che...
erano fiorite,
come un mandorlo che s'accende
in primavera.
E fu allora che mi svegliai
ed ero accanto a te che mi
stringevi... come adesso"
"Cosa vorrà mai dire?"
Licia non fece in tempo
a rispondere ché un bacio
le tappò la bocca.
E poi: "che importa Licia
è stato solo un sogno
e la realtà, con te, è così bella..."
(un peccato di gioventù, a sedici anni
tutto è concesso)
(franco)
Nessun commento:
Posta un commento