domenica 15 novembre 2020

NÂZIM HIKMET - Poesie d'amore

 NÂZIM  HIKMET - Poesie d'amore






Istanbul, 1933

È l’alba. S’illumina il mondo

come l’acqua che lascia cadere sul fondo

le sue impurità. E sei tu, all'improvviso

tu, mio amore, nel chiarore infinito

di fronte a me.

Giorno d’inverno, senza macchia, trasparente

come vetro. Addentare la polpa candida e sana

d’un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia

all'aspirare l’aria in un bosco di pini.

Chi sa, forse non ci ameremmo tanto

se le nostre anime non si vedessero da lontano

non saremmo così vicini, chi sa,

se la sorte non ci avesse divisi.

È così, mio usignolo, tra te e me

c’è solo una differenza di grado:

tu hai le ali e non puoi volare

io ho le mani e non posso pensare.

Finito, dirà un giorno madre Natura

finito di ridere e piangere

e sarà ancora la vita immensa

che non vede non parla non pensa.









1942

Il più bello dei mari

è quello che non navigammo.

Il più bello dei nostri figli

non è ancora cresciuto.

I più belli dei nostri giorni

non li abbiamo ancora vissuti.

E quello

che vorrei dirti di più bello

non te l’ho ancora detto.



1943

Amo in te

l’avventura della nave che va verso il polo

amo in te

l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte

amo in te le cose lontane

amo in te l’impossibile

entro nei tuoi occhi come in un bosco

pieno di sole

e sudato affamato infuriato

ho la passione del cacciatore

per mordere nella tua carne

amo in te l’impossibile

ma non la disperazione.


1943

Guardo in ginocchio la terra

guardo l’erba

guardo l’insetto

guardo l’istante fiorito e azzurro

sei come la terra di primavera, amore,

io ti guardo.

Sdraiato sul dorso vedo il cielo

vedo i rami degli alberi

vedo le cicogne che volano

sei come il cielo di primavera, amore,

io ti vedo.

Ho acceso un fuoco di notte in campagna

tocco il fuoco

tocco l’acqua

tocco la stoffa e l’argento

sei come un fuoco di bivacco all'addiaccio

io ti tocco.

Sono tra gli uomini amo gli uomini

amo l’azione

amo il pensiero

amo la mia lotta

sei un essere umano nella mia lotta

ti amo.


1944

Che sta facendo adesso

adesso, in questo momento?

È a casa? Per la strada?

Al lavoro? In piedi? Sdraiata?

Forse sta alzando il braccio?

Amor mio

come appare in quel movimento

il polso bianco e rotondo!

Che sta facendo adesso

adesso, in questo momento?

Un gattino sulle ginocchia

lei lo accarezza.

O forse sta camminando

ecco il piede che avanza.

Oh i tuoi piedi che mi son cari

che mi camminano sull'anima

che illuminano i miei giorni bui!

A che pensa?

A me? o forse… chi sa

ai fagioli che non si cuociono.

O forse si domanda

perché tanti sono infelici

sulla terra.

Che sta facendo adesso

adesso, in questo momento?



1944

Se per i buoni uffici del signor Nuri spedizioniere

la mia città, la mia Istanbul mi mandasse

un cassone di cipresso, un cassone di sposa

se io l’aprissi facendo risuonare

la serratura di metallo: dccinnn…

due rotoli di tela finissima

due paia di camicie

dei fazzoletti bianchi ricamati d’argento

dei fiori di lavanda nei sacchetti di seta

e tu

e se tu uscissi da lì

ti farei sedere sull'orlo del letto

ti metterei sotto i piedi la mia pelle di lupo

con la testa chinata e le mani giunte starei davanti a te

ti guarderei, gioia, ti guarderei stupito

come sei bella, Dio mio, come sei bella

l’aria e l’acqua d’Istanbul nel tuo sorriso

la voluttà della mia città nel tuo sguardo

o mia sultana, o mia signora, se tu lo permettessi

e se il tuo schiavo Nâzim Hikmet l’osasse

sarebbe come se respirasse e baciasse

Istanbul sulla tua guancia

ma sta’ attenta

sta’ attenta a non dirmi «avvicinati»

mi sembra che se la tua mano toccasse la mia

cadrei morto sul pavimento.


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