sabato 29 ottobre 2011

I tre insegnamenti principali del Buddismo







Si possono così sintetizzare:

1° Tutte le cose sono impermanenti


2° Tutte le cose sono prive di     natura indipendente e intrinseca


3° Tutte le cose dimorano nella pace e nella quiete del nirvana.




Analizzando il primo insegnamento si comprende che niente rimane fisso e immutabile per qualsiasi periodo di tempo. Significa che anche noi stessi siamo in costante mutamento, privi cioè di un punto fermo, di un nucleo centrale e quindi soggetti ai nostri sensi che istante dopo istante ci danno una visione sempre diversa del nostro continuo divenire. Per assurdo si potrebbe dire che non viviamo nel presente perché non possiamo fissare un punto fermo, perché nello stesso istante che cerchiamo di coglierne l'essenza, l'attimo è già passato, anche se siamo consapevoli di ciò che ci accade. Quello che possiamo percepire con una certa sicurezza sono solo il passato e il futuro! Infatti ogni insicurezza, ogni infelicità derivano dal passato o dalle paure che il futuro ci alimenta. Nel momento presente c'è identificazione tra noi stessi e le cose ma questo non vuol dire che esistano realmente. E' solo una condizione in cui non c'è frattura tra noi stessi e il resto. Se la mente non è in pace significa che si è consapevoli che esiste una distanza tra noi e le altre cose. L'unica certezza nella nostra vita presente è che siamo una cosa sola con il tutto.


Un esempio pratico, prendiamo in considerazione un funambolo, durante il suo esercizio ha due sole certezze: 

una è quella di essere partito da un capo della corda sottesa (passato) e l'altra che dovrà raggiungere il capo opposto della corda (futuro) e questo mentre vive il presente in una costante incertezza, sempre in  un equilibrio instabile.

Ogni gesto che compie, ogni passo in avanti, mutano la sua condizione di stabilità; è retto dalla sola  consapevolezza che è, in un preciso istante, sospeso nel cielo a contatto con l'aria, uno degli elementi del tutto! Noi non ricordiamo il momento della nostra nascita e non sappiamo niente della nostra morte, ma durante la nostra vita accumuliamo esperienze, sia buone che cattive,e la vita che conduciamo è quella del nostro IO e lo zen può aiutarci a scoprire la vera natura del nostro IO. Durante la nostra vita non sempre abbiamo la certezza di essere vivi: vediamo, udiamo e percepiamo le cose, ma queste non sono prove! Queste sono soltanto percezioni del nostro "io" che ci fanno dire: vediamo, udiamo  e percepiamo delle sensazioni, quindi siamo vivi! Ma in questo non può esserci certezza fino a quando non acquisiamo consapevolezza del nostro SE! In tutto questo risiede il significato del primo insegnamento "tutte le cose sono impermanenti".



Il secondo insegnamento recita: "Tutte le cose sono prive di una natura indipendente ed intrinseca". E questo perché essendo prive di un "io" non possono trasmetterci una loro essenza non mutevole . Esempio, durante il sonno non siamo consapevoli di dormire, non percepiamo più il nostro corpo, in quanto, privo di un proprio "io", esso non riesce a trasmetterci nessun messaggio; solo al nostro risveglio  prendiamo nuovamente coscienza del nostro  corpo dal momento che lo percepiamo nuovamente. Durante le ore del sonno profondo è come se il nostro corpo non esistesse non avendo "una natura indipendente ed intrinseca".


Il terzo insegnamento dice che "Tutte le cose dimorano nella pace e nella quiete del Nirvana". Ma non dobbiamo andare in giro a chiedere: "sto cercando il Nirvana", nessun maestro può indicarcelo, nessuno può spianarci la strada. La vera pace mentale risiede dentro di noi e solo quando ne prenderemo coscienza potremo aspirare  a liberarci dalle sensazioni di insoddisfazione o di ansia. Quando apriamo gli occhi e vediamo o udiamo qualcosa per la prima volta possiamo vedere e sentire perfettamente purché disponibili a vedere e sentire! Abbiamo il potere di assimilare le cose in questo modo. Ma se tutto dimora nella pace e nella quiete del Nirvana, possiamo dedurne che nel mondo del vero Dharma non c'è separazione e quindi non ci sono né la pace mentale e né l'ansia. Nella vita, invece, se c'è pace mentale, c'è anche ansia! Solo dimenticando noi stessi e vivendo immersi nel nostro sentire quotidiano senza pensare di agire per questo o per quello scopo possiamo aspirare a comprendere la via dello zen. Ma anche se facciamo qualcosa per noi o per il nostro prossimo, vivere zen è dimenticare il prima e il dopo ma compiere l'azione al solo fine dell'azione stessa. Applicarsi con lealtà e sincerità ai nostri compiti impegnandosi fino in fondo in ogni attività intrapresa, questa è la vita dello zen! Con il solo intelletto o con la nostra cultura è impossibile comprendere lo zen, il Buddhadharma o la Via.





Libera interpretazione di alcuni insegnamenti del maestro 


Sekkei Harada


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