BIAGIO LUCCHESE
Voglio essere il tuo uomo
come il letto di un fiume
come il tronco di un albero
che accoglie mille foglie
come oltre la notte
dove le stelle non cambiano
come la pelle di uno squalo
che possiede molti denti
come le spine di rosa
come il seme di un frutto
come il centro del tempo
come destino supremo
un braccio sui cui aggrapparti
un marciapiede dove camminare
un cuscino da spostare
un colore da indossare
uno spazio in cui perderti
uno specchio per ritrovarti.
Sono il tuo uomo
in questa porzione di tempo
chiedimi di giocare
chiedimi di ridere
chiedimi di piangere
chiedimi di ascoltarti
chiedimi di restare
chiedimi di parlare.
Voglio essere il becco
della tua bocca
gli artigli delle tue mani
le piume della tua coda
la caviglia del tuo piede
il jolly del tuo destino
il nascondino segreto
la serratura della tua chiave
la variabile del tuo futuro
l'unico traguardo
l'unica partenza
i lacci delle tue scarpe
la cinta dei pantaloni
i bottoni della camicia
il tuo ferma capelli
il tuo caldo risveglio
il tuo freddo maltempo
il cielo infinito in cui il tuo sguardo
sprofonda senza afferrare alcun senso.
(a.t)
«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo andare» Jack Kerouac
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