LA CASA DELL'INCESTO di Anais Nin
Sulla prima pagina di questo libro la Nin scrisse:
"Tutto quello che so è contenuto in questo libro scritto senza testimoni, un edificio senza dimensioni, una città appesa al cielo."
Per chi volesse leggere quest'opera, consigliamo questa breve recensione del libro tratta dal sito: "www.zam.it"
Anais Nin è una scrittrice con una vita interiore molto complessa, tra i suoi numerosi libri quello che la rappresenta è “La casa dell’incesto” uscito nel 1935 in Francia.
La storia che viene narrata è quella di un sogno, di un’avventura onirica del proprio sé, esplorandolo con un linguaggio poetico e onirico.
Anais ha una forte dualità tra quello che è il suo corpo e la sua emotività, a volte si toccano altre si allontanano, nel libro l’autrice dipana la sua anima tessendo intricati fili di personalità femminili in un’altissima prosa poetica.
Il suo linguaggio è fortemente influenzato dal Surrealismo, da Breaton e Rimbaud soprattutto.
Questo libro l’autrice stessa ci dice che fonda le basi di tutto le sue idee e futuri lavori, nelle figure che lo vivono, nei sentimenti che lo permeano e lo creano.
Il distacco dell'anima dalla concretezza e lo sfalzarsi della realtà in volti di diverse alterità lo possiamo vedere già da questo estratto.
1- "Posso udire lo strappo, rabbia e amore, passione e pietà. E quando il distacco si è improvvisamente compiuto - o quando non ne colgo più il suono - allora il silenzio è ancora più terribile perché c'é solo follia intorno a me, la follia delle cose strappate, che si strappano dal di dentro, radici che si lacerano a vicenda per crescere separatamente, lo sforzo compiuto per conseguire l'unità".
Quando si parla di un dissolversi della realtà fino ad essere inglobata nel proprio io, nell’inconscio che ci guida ed è come una finestra semiaperta nella propria anima, la Nin diventa come fatta d’aria, senza confini e zone di confine, è lei stessa che diventa mondo e creatore.
2- "Vieni…ti condurrò alla Casa dell’Incesto…
Seguimi!
Non puoi trovarla in altro modo, né il cielo, né l’acqua la contendono.
La Casa dell’Incesto è altrove. E quell’altrove sono io, una scala; e i miei gradini sono consunti...non vedi?
Il mio respiro è atmosfera e tutto attorno a me è immoto. Perché nulla possa scappare, disperdersi. Trattengo tutto, non irradio amore: rovino.
Cammina, su…non pensarci, non c’è tempo. Il tempo è moto e se il moto esiste, si aziona, io scompaio, implodo. Frantumo.
Mi disperdo e rovino.
Nella Casa dell’Incesto c’è una stanza che non si trova, senza orgasmo, senza aria: odora di mare, però, e canta.”
(f.g)
«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo andare» Jack Kerouac
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