(edizione Sonzogno)
Perché Nicla è la mia piccola. Perché Nicla è mia: ed io non sono sua. Non so quello che posso rappresentare per lei.... Forse un gioco..., forse una prepotenza che la doma e le prende tutto quello che lei può dare.
Ma lei nelle mie mani è un nulla. Una cosa ch'io posso battere, piegare, accarezzare, baciare, mordere... Lascia fare. Grida qualche volta, ma il suo è un grido di piacere... Allora mordo più forte e più lentamente... così il grido si perde in un singhiozzo. È mia. Vorrei che vivesse solo per me. Sono contenta di essere qui sola con lei, dove non sono donne. Se una donna, se Lalla o Lori per esempio la guardassero come la guardo io, e sopratutto se la vedessero come la vedo io, non so quello che farei... certo ne soffrirei tanto.
E Nicla mi si abbandona. Completamente. Deliziosamente. Appassionatamente.
Qualche volta amorosamente.
Nota:
La foto utilizzata è una foto d'epoca che, anche se non datata, dovrebbe essere stata scattata nello stesso periodo di pubblicazione del romanzo - 1919/1930, cioè durante il fascismo. Che Mura sapesse scrivere è innegabile ma, considerato l'argomento, è particolarmente lodevole il coraggio di questa scrittrice.
(f.g)
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