Lei ne era convinta. Sapeva che il deposito degli amori interrotti esisteva. In ognuno.
Me lo disse, una volta; non una volta qualsiasi ma "quella", quando restai a metà, tra la vita e una cosa che le assomigliava, che però aveva uno strano odore, come i fiori recisi quando muoiono e i gambi si sfaldano.
"Gli amori interrotti - mi spiegò - sono quelli che finiscono solo nel senso che non ci si vede più e non ci si tocca più. Ma ci si ama, ancora. Finiscono perché uno dei due perde la forza di combattere e alza le mani. Come è successo a te. Lei ha alzato le mani e si è tolta.
Ecco, l'amore che non è finito, allora, si sposta (e fa male!) in un angolo, del cuore, dell'anima, di una qualsiasi parte. E lì resta. Chiuso. Assopito.
Vi può restare fino ad estinguersi (come una fiamma a cui togli ossigeno), perché nessuno l'ha reclamato. Entra in circolo nel sangue, fino a perdersi, senza rumore, senza dolore.
Oppure, un giorno capita, di solito per caso, che i due comproprietari s'incontrino, anche dopo anni, e che l'amore stoccato inizi a tirare calci, a prendere a sassate chi l'ha disattivato. Questo succede quando l'amore è stato rifiutato con rabbia, strappato dalle sue stesse viscere con cattiveria. Allora, non per scelta ma per natura, tutto ricomincia: l'amore viene sdoganato e, dopo aver preso a schiaffi, com'è giusto, il traditore, riprende il suo posto, in ognuno dei due."
Non estinguerti. Aspettami.
(f.g)*
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