Se ogni distacco
è sofferenza
perché
una parte di noi
non si rassegna
anche se l'ha voluto
involontariamente subìto
o
incoscientemente provocato
- mi chiedo
(tutto questo
ti lacera comunque
-si sa siamo fragili creature-
ma lo accetti
non puoi farne a meno)
cosa provammo
-e ce l'abbiamo dentro-
quando fummo cacciati
con sdegno dal paradiso?
Noi ne paghiamo ancora
il senso di colpa e la vergogna
(da analizzare certamente
in che misura ci possano
venire addebitati)
ma il censore che decretò
la pena da scontare in eterno
dorme sonni tranquilli?
(franco)*

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