domenica 6 luglio 2014

da LA CASA DELL'INCESTO di Anais Nin

da LA CASA DELL'INCESTO di Anais Nin

QUALCUNO SA CHI SONO?
Persino la mia voce proviene da altri mondi. Sono stata imbalsamata nelle mie segrete vertigini. Sono stata sospesa sopra il mondo a guardare quale strada avrei potuto tracciare senza calpestare argilla ed erba. Il mio passo era attento, persino il crepitio della ghiaia poteva interrompere il mio andare.
Quando ti ho vista, Sabina, ho scelto il mio corpo.
Lascerò che tu mi porti nella fecondità della distruzione. Scelsi un corpo allora, un viso, una voce. Io divento te. E tu diventi me. Metti a tacere lo straordinario corso del tuo corpo e potrai vedere in me, intatte, le tue paure, le tue pene. Potrai vedere l'amore che era stato escluso dalle passioni che destava e io potrò vedere le passioni escluse dall'amore. Distaccati dalla tua immagine e riposati nel centro dei tuoi veri desideri. Interrompi per un attimo il tuo deviare violento. Allenta la furiosa indomabile tensione.
Prenderò tutto su di me.
Smetti di tremare e di agitarti e di affannarti e di imprecare e ritrova il tuo centro che sono io. Riposati da deviazioni, distorsioni, deformazioni. Per un'ora sarai me, cioè l'altra parte di te. La metà che hai perduto. Ciò che hai bruciato, spezzato e strappato è ancora nelle mie mani: io sono la custode di fragili cose e di te ho custodito ciò che è indissolubile.
Né il mondo né il sole possono mostrare allo stesso tempo le loro due facce.
Così adesso siamo inestricabilmente allacciate. Ho messo insieme tutti i frammenti. Te li restituisco. Sei corsa come il vento, ti sei sparpagliata e disciolta. Io ti sono corsa dietro come la tua ombra raccogliendo quello che avevi sparso in capaci forzieri.

(f.g)

Ph. Eletta Senso


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