martedì 15 novembre 2011

Intorno alle... libertà!

                                                       



La prima parola del motto repubblicano, Liberté fu all'inizio concepita secondo l'idea liberale. La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1795) la definiva così: «La libertà consiste nel potere di fare ciò che non nuoce ai diritti altrui». «Vivere liberi o morire» fu un grande motto repubblicano. Sotto il governo di Maximilien de Robespierre, detto del Terrore (Terreur), divenne famoso il motto: «Nessuna libertà per i nemici della libertà».
Con l'avvento del Regime del Terrore, imposto da Robespierre, il motto "Liberté, Égalité, Fraternité" fu talvolta scherzosamente  modificato in "Liberté, Égalité, Fraternité, la Mort", alludendo all'ambiguità con la quale operava la Convenzione in quel periodo.
L' impero di Napoleone Bonaparte affossò completamente questi ideali: milioni di morti che trasformarono l'europa in un cimitero e tutto questo solo per il conseguimento di un potere personale, con buona pace di questi ideali seppelliti insieme ai morti.

La restaurazione diede il colpo di grazia, si deve arrivare alle Costituzioni del  1946 e 1958 che riconoscono il valore che il triplice motto ha per la storia della Francia, e da quel momento Liberté, Égalité, Fraternité rappresentano un valore così grande da travalicare i confini di quel paese. Ma in questo intervallo temporale assistiamo al nascere, in Europa, di tre regimi dittatoriali che, quasi contemporaneamente, soffocarono brutalmente tutti e tre gli ideali di libertà, eguaglianza e fraternità. La storia dell'evolversi di questi tumori è troppo nota per essere raccontata e alcuni danni che hanno prodotto fanno ancora parte della storia di oggi; un esempio per tutti, la questione palestinese ancora aperta!
Ancora oggi, nonostante gli sforzi di tutti gli organismi internazionali preposti a fare rispettare questi tre principi, la loro attuazione è solo un'utopia. Fino a quando l'uomo non comprenderà pienamente e farà suo il principio di libertà, il primo, gli altri sono conseguenziali, e fino a quando non sarà pronto a sacrificare anche la sua vita stessa perché venga rispettato, le ingiustizie, le prevaricazioni sui più deboli non cesseranno di macchiare di sangue il nostro pianeta azzurro, la nostra madre Gea.
Fino a questo momento ho parlato di libertà nel campo dei diritti umani e sociali del singolo e dei popoli, in quanto aggregazioni di singoli individui e temo, che fino a quando anche l'ultimo dei diseredati non avrà ben chiaro dentro di se il principio che la libertà è sacra per tutti, non vi potrà essere vera libertà perché i governanti, se non pungolati dal basso, tenderanno sempre a distorcere e a piegare ai propri interessi il significato del termine LIBERTA'.
Ma esiste un'altra libertà, quella spirituale, che può prescindere dalla prima, la libertà fisica (si può essere liberi interiormente anche in catene), e che può realizzarsi solo se l'uomo troverà in se stesso quella forza interiore che lo sosterrà e se sarà disposto a mettere in gioco tutto il suo essere nel suo complesso. Uno di questi esempi di ... innamorati della libertà è rappresentato dalla figura di un libero pensatore, Jiddu Krishnamurti che fu pronto a rinunciare ai privilegi di un avatar all'interno della società teosofica per affermare il  diritto alla sua libertà interiore, rifiutando qualsiasi tipo di condizionamento.




Per Krishnamurti, la società teosofica aveva creato l'Ordine della Stella quando Krishnamurti aveva appena 16 anni -, una sorta di congregazione all’interno della società teosofica per preparare il mondo all’avvento del Maestro.
Però già a vent’anni Krishnamurti si sentiva in realtà una sorta di burattino nella mani della società teosofica. A trent’anni muore il suo fratello Nitya, l’amico inseparabile. E questo fece dubitare Krishnamurti dell’effettiva protezione da parte dei Maestri invisibili. Per di più all’interno dell’Ordine della Stella si stavano facendo avanti delle tensioni, dei tentativi, da parte di alcuni, di attribuirsi delle responsabilità di prestigio dentro questo movimento.
Insomma il trent’enne Krishnamurti era quasi al limite di sopportazione di questa situazione. Già in un discorso del ’26, a Ommen, in Olanda, disse che non voleva fare la parte dell’autorità che avrebbe liberato tutti, che chi lo credeva si sbagliava. Tre anni dopo, nel 1929, all’età di 34 anni, fece sempre a Ommen, in Olanda, davanti a 3000 seguaci, il suo discorso dello scioglimento dell’Ordine della Stella, dimostrando di avere un coraggio incredibile: lasciare una vita di privilegi che avrebbe condizionato la sua libertà, per un'altra vita piena di incertezze. Il suo discorso si concentrò particolarmente sul concetto di libertà! Qui di seguito i passi più importanti:
“Ritengo che la Verità sia una terra senza sentieri e che non si possa raggiungere attraverso nessuna via, nessuna religione, nessuna scuola. Questo è il mio punto di vista, e vi aderisco totalmente e incondizionatamente”
“La fede è qualcosa di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla”
“L’organizzazione diventa uno schema in cui i membri trovano la loro collocazione. Non si ricerca più la Verità, non si mira più alla vetta, ma ci si scava una comoda nicchia in cui collocarsi o in cui farsi collocare dall’organizzazione, pensando che sarà l’organizzazione a condurci alla Verità. A mio parere, questo è il primo motivo per cui l’Ordine della Stella va sciolto”
“io non voglio seguaci e lo sottolineo. Nel momento stesso in cui si segue qualcuno non si segue più la Verità.”
“Il mio interesse va a un’unica cosa essenziale: la liberazione dell’uomo. Desidero liberarlo da tutte le sue gabbie e tutte le sue paure, e non dargli una setta o una religione in più, non formulare nuove teorie o nuove filosofie”
“ho un unico scopo: rendere l’uomo libero, spingerlo verso la libertà, aiutarlo a staccarsi da tutti i limiti, perché soltanto ciò può dare eterna felicità, soltanto ciò può dare la realizzazione incondizionata del sé”
“il mio desiderio è che coloro che cercano di capirmi siano liberi e non che mi seguano o che mi trasformino in una gabbia per ricavarne un’altra religione o un’altra setta. Al contrario, vorrei che fossero liberi da ogni paura: dalla paura della religione, dalla paura della salvezza, dalla paura della spiritualità, dalla paura dell’amore, dalla paura della morte, dalla paura stessa della vita.”
“voglio che l'uomo sia libero, gioioso come un uccello nel cielo splendente, sgravato, indipendente ed estatico nella sua libertà.”
“Un giornalista che mi ha intervistato considera un gesto meraviglioso sciogliere un’organizzazione che conta migliaia di membri. Un grande gesto perché, come mi disse: "Che cosa farà adesso, come vivrà? Non avrà più seguaci e nessuno verrà più ad ascoltarla". Se vi saranno anche solo cinque persone che vogliono ascoltare, che vogliono vivere con il viso rivolto all’eternità, sarà sufficiente”
E conclude dicendo: “Potete costituire un’altra organizzazione e aspettare qualcun'altro. Non mi interessa, così come non mi interessano le gabbie, né nuove decorazioni per le gabbie. Il mio unico scopo è rendere l’uomo totalmente, assolutamente libero.”

Quello che ho esposto fino ad ora rappresenta due aspetti, del medesimo concetto di libertà, che in apparenza possono sembrare diversi. Nel primo caso si tratta di un principio di libertà che coinvolge l'uomo inteso come membro di una società civile, con regole e leggi da rispettare che possono mutare in funzione del modello di società che le applica. La schiavitù dei negri, in america, fino al 1863 era legalizzata! Questo è solo un esempio!

Ma esiste un concetto più ampio di libertà che va al di là di quella fisica dell'individuo, anche se la comprende, perché considera l'uomo nella sua molteplicità (corpo e anima) : verso questa libertà deve tendere il superuomo, cioè l'uomo che vuole superare se stesso.

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