domenica 13 novembre 2011

Un libro per capire lo ZEN

Sto cercando umilmente di capire la vera essenza dello Zen. Un'impresa molto ardua. Più cerco di addentrarmi e più mi accorgo di entrare in un dedalo e sono alla disperata ricerca del mio filo di Arianna.
Sto leggendo un libro scritto da tre occidentali e Maurice Béjart ne ha curato la prefazione che mi ha colpito profondamente per la sua semplicità (apparente) e per l'approccio nei confronti dello Zen.



Voglio condividere questa prefazione con voi senza aggiungere niente di mio.







PREFAZIONE AL LIBRO “ZEN” edizione excelsor 1881





Sono in equilibrio sul naso! Cadrò? Equilibrio... movimento immobile, immobilità

dinamica, funambolo del mio respiro, osservo I'andirivieni del soffio

che mi entra dentro e torna a uscire da me. Io... chi? Questo insieme provvisorio

di sensazioni, di emozioni, di digestioni, di circolazioni, questo balletto

atomico di particelle instabili, vecchie e nuove, in continuo mutamento. Io...

quel libro letto ieri, quello sguardo incrociato stamattina in metropolitana,

quell'emicrania (angoscia o alimentazione sbagliata), quel ricordo di un bambino

di cui porto ancora il nome o di un adolescente timido che fu chi? Mio

fratello, mio figlio, un mio antenato oppure il riflesso di un ricordo lontano

che identifico con un me qualunque.

Sono in equilibrio sulla punta del mio naso! Everest delle nostre illusioni,

vertigine di quel divenire eterno che fece dire a Faust-Goethe: "Fermati,

istante, sei così bello!"  ln equilibrio, qui e ora, l'istante, la sola possibilità di

intravedere ciò che pomposamente chiamiamo I'eternità.

lnvertiamo il movimento di una locomotiva, capovolgiamo le parole (hanno

forse un senso?), il naso diventa Zen(1) e io respiro il profumo dell'incenso

che Taisen Deshimaru bruciò nella mia camera quando lo vidi per I'ultima

volta... qualche anno fa, qualche secondo fa, nella mia camera a Bruxelles,

dove abitavo all'epoca... La gioia per la sua visita e la reciproca consapevolezza

che quell'incontro sarebbe stato l'ultimo.



1-Gioco di parole tra la grafia di nez (naso) in francese e la grafia rovesciata di Zen. [N.d.L]





Non sapevo cosa fosse ridere prima di conoscere Deshimaru, non sapevo

cosa significasse guardare, toccare, camminare, sentire, dormire, accarezzare

un gatto, seguire il volo di una piuma nell'aria, respirare o stare in equilibrio

sulla punta del naso.

Abbiamo, noi i presunti civilizzati, capovolto i valori; forse c'è ancora

tempo per ritrovarsi, con un secco starnuto, dall'altra parte; dopotutto può

darsi che I'Everest non sia altro che un pozzo di 8.848 metri di profondità,

e il mio naso nient'altro che la chiave del mio Zen.

Non posso spiegare niente perché non so niente, tranne che in caso di

emergenza Deshimaru è accanto a me e si mette a ridere. Vi consiglio di non

prendere sul serio questo libro. Merita molto di più, merita il vostro amore,

la vostra disponibilità totale e la vostra assenza di limiti.

Io... chi? Non lo so. Grazie Taisen, dalla mia anima alla tua anima.

Maurice Béjart





Nota:Questo libro è dedicato al Maestro Taisen Deshimaru







Biografia del Maestro Taisen Deshimaru


Diventò, negli anni trenta, discepolo laico di Kōdō Sawaki, abate di Antaiji e uno dei monaci zen più significativi del Giappone del XX secolo. Sawaki nel suo insegnamento insistette particolarmente sull'importanza della pratica di zazen e fu tra coloro che favorirono l'accesso alla pratica da parte dei laici, organizzando, quasi ogni mese e per alcuni decenni, sesshin (periodi di solo zazen) in numerosi monasteri e templi.
Taisen Deshimaru continuò a condurre una vita secolare pur seguendo l'insegnamento del suo maestro finché, ricevuta nel 1965 l'ordinazione a monaco, due anni dopo la morte del suo maestro nel 1967 si recò in Europa a Parigi dove, con estrema povertà di mezzi, per guadagnarsi l'indispensabile occorrente per vivere, iniziò nel retrobottega di un negozietto di macrobiotica a praticare dapprima lo "Zen-Shiatzu", di cui era ottimo conoscitore, a coloro che si rivolgevano a lui per questa pratica e successivamente iniziò ad insegnare lo Zazen ed a divulgarlo fra gli occidentali, che non conoscevano ancora questa "Via spirituale" di meditazione se non attraverso i pochi libri esistenti sull'argomento.
Poco tempo dopo, negli anni settanta, la sua missione iniziò a prendere respiro: nel 1974 ricevette la trasmissione del Dharma dal maestro Yamada Reirin, superiore del monastero Eihei-ji. Nel 1980 diventò kaikyōsokan (Direttore dell'Ufficio Zen Sōtō giapponese)[1] in Europa. Creò un centinaio di dōjō e gruppi di zazen ripartiti sui quattro continenti e fondò, nel 1979, il primo grande Tempio d'Occidente alla Gendronnière (vicino a Blois). Alcuni anni prima (1970) aveva fondato l'Association Zen Internationale (AZI). La sua opera, aiutato dai suoi discepoli, venne divulgata anche attraverso numerosi libri e diverse pubblicazioni periodiche. Stabilì anche eccellenti rapporti con scienziati, artisti, terapeuti di ogni paese e contribuì molto all'avvicinamento Oriente-Occidente, che considerava una delle grandi speranze della nostra epoca; con l'introduzione dello zen nella nostra cultura, sperava di aiutare l'umanità a superare la crisi che attraversa.
Taisen Deshimaru è deceduto il 30 aprile 1982, lasciando ai suoi discepoli l'essenza del suo insegnamento e la missione di trasmettere a loro volta la pratica dello zazen.
Deshimaru, però, morì senza aver iniziato nessuno dei suoi discepoli europei alla trasmissione del Dharma (conferimento dello shihōsuccessivamente alla sua morte per opera di alcuni esponenti del lignaggio "Zen Sōtō" giapponese, che provvidero al conferimento dello shihō ad alcuni suoi discepoli.

Fra questi il monaco italiano Fausto Taiten Guareschi nel 1983 ricevette lo shiho da Narita Shuyu, abate del Tempio Todenji in Giappone, e nel 1984 il francese Roland Yuno Rech ricevette lo shiho da Niwa Renpo Zenji, superiore del Tempio di Eihei-ji (tempio fondato nel XIII secolo da Eihei Dōgen).
Uno dei primi e certamente tra i più importanti seguaci di Deshimaru, fu il filosofo e scrittore francese François-Albert Viallet. I due si incontrarono a Parigi poco tempo dopo l'arrivo di Deshimaru in Europa. Il loro rapporto, però, si interruppe bruscamente nel 1972 quando François-Albert Viallet, nonostante la netta opposizione di Deshimaru, si recò ad Antaiji, in Giappone. Il motivo della rottura risiede nel fatto che, in quell'occasione, Viallet apprese che Deshimaru non era stato "inviato" in Europa da Sawaki Kōdō ed era privo di autorizzazione ad ordinare monaci (non ostante le numerose ordinazioni da lui già effettuate). Questa autorizzazione la ottenne infatti solo 7 anni dopo il suo arrivo in Europa, nel 1974, quando dal rev. Yamada Reirin, abate del monastero Eihei-ji, ricevette la trasmissione del Dharma, o shihō, cerimonia in base alla quale Deshimaru poté conferire ordinazioni. Fu lo stesso Yamada Reirin a proporlo alla carica di kaikyōsokan. Viallet, deluso dalle notizie apprese, lasciò Deshimaru e divenne discepolo di Kōshō Uchiyama, successore di Sawaki quale abate di Antaiji, entrando a far parte di quella comunità monastica.[2].
Un'altra relazione che ebbe importanti ripercussioni sull'attività di Deshimaru in Europa fu quella con Gérard Blitz, fondatore del Club Méditerranée, il quale per un periodo fu discepolo di Deshimaru contribuendo finanziariamente ai suoi progetti, per tornare poi al suo interesse principale: la pratica e l'insegnamento dello yoga[3].



da Wikipedia


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