sabato 8 giugno 2013

Enheduanna (III millennio a.C.) La prima poetessa della storia

Enheduanna (III millennio a.C.)



lezione dell’University Museum di Filadelfia. Il disco ci mostra una
figura femminile di sacerdotessa, che l’iscrizione sul retro identifica
con Enheduanna, nell’atto di compiere un rito religioso, dietro
un sacerdote nudo che prepara le libagioni e seguita da altre due
figure maschili. La donna indossa una veste fluente e un turbante
laminato, che ne indicano l’alto rango sacerdotale. Anche l’altezza
della figura, il cui capo – unico tra le quattro figure incise – tocca
la cornice superiore del bassorilievo – simboleggia la sua posizione

dominante.
Ma chi era in realtà questa donna, di cui il disco di Ur ci mostra il
rango cosi elevato e l’assoluto prestigio e rilievo rispetto ai rappresentanti
maschili della casta sacerdotale sumerica? Sacerdotessa
della dea Inanna, signora della guerra e della fertilita, e designata
nella stessa iscrizione contenuta sul disco come moglie di Nanna –
dio sumerico della Luna – e figlia di Sargon. Se la prima indicazione
ha evidentemente un significato simbolico, ed e da mettere in relazione
con il fatto che Enheduanna si proclamava manifestazione
della dea Inanna in terra, la seconda risponde a realta e ci viene
confermata da varie fonti storiche. Enheduanna, dunque, fu figlia di
Sargon il Grande, il famoso imperatore accadico che per primo oso
unificare sotto il suo potere il governo dei popoli della Mesopotamia,
divisi in citta-stato sotto il controllo di sovrani locali. Il suo impero –
recitano le antiche fonti – si estendeva su tutta la Mesopotamia e
varcava i confini segnati dai due fiumi. La sua vicenda, come si puo
ricostruire in particolare mettendo insieme due fonti, l’Elenco dei re
Sumeri e l’Elenco dei re Assiri, presenta suggestive affinita con
quelle di altri re e patriarchi di grandi nazioni, come Mose e Romolo:
abbandonato appena nato dalla madre sacerdotessa, che lo affida,
chiuso in un’arca, alla corrente del fiume, si salva miracolosamente
e viene raccolto dal giardiniere del sovrano di Kish, per essere allevato
a corte e divenire poi egli stesso coppiere del re, e, infine,
governare dopo di lui, per cinquantasei anni. Al di la della leggenda
e del suo valore simbolico – e evidente che Sargon, come Mose e
Romolo, ci viene presentato come un prescelto dalla divinita – sap-
piamo che egli, partendo dal suo centro di potere, riusci a instaurare
una monarchia centralizzata su tutta la Mesopotamia, imponendo
il suo controllo ai sovrani locali delle singole citta-stato. Poiche
questi centri autonomi di potere erano fortemente influenzati e controllati
dalla casta sacerdotale,considerata depositaria della sapienza divina e tramite
della sua volonta, occorreva imporre anche una supremazia religiosa: e proprio
in questo che dovette essere decisiva lopera di sua figlia.
La poesia di Enheduanna assunse in tal senso una funzione non solo sacrale,
bensi anche politica, affiancandosi e dando sostegno alla costituzione del grande
impero di suo padre. La diffusione, infatti, del culto di Inanna in
tutta la Mesopotamia, al di sopra delle divinita locali, corrispondeva
al tentativo di accentramento del potere monarchico, operato da
re Sargon, al di sopra dei potentati locali.
Enheduanna aiuto dunque suo padre a costruire il suo grande
impero e a tenerlo unito. Forte, decisa, sostenuta da quello stesso
animo battagliero e virile che l’innografia sumerica attribuisce a
Inanna, la dea Inanna a cui si e votata, ella riesce a imporre il suo
prestigio e la sua posizione dominante alla casta sacerdotale delle
varie citta-stato. In questo conflitto sembra intrecciarsi anche quello
tra sessi, tra la supremazia sacerdotale maschile e femminile,
come abbiamo visto rappresentato nel disco di Ur: una battaglia
che non dovette essere priva di difficolta, come ci attesta un frammento
del terzo inno a Inanna, in cui la sacerdotessa chiede aiuto
alla dea, per sconfiggere un sacerdote usurpatore e rioccupare il
suo posto. Ma la dea e dalla sua parte e Enheduanna trionfera: la
sua gloria ci e attestata dai suoi stessi versi, che furono trascritti
ripetutamente nelle epoche successive, a dimostrazione dell’immutato
prestigio dell’autrice, per giungere miracolosamente
fino a noi.
Della poesia di Enheduanna riportiamo alcuni canti tratti
dal primo inno, la cosiddetta Esaltazione di Inanna,
l’unico completamente interpretato, in una nostra versione
rielaborata dalla traduzione in inglese a cura di
A. e W. Barnstone (New York, 1999).
Il testo segue certamente un preciso schema del
formulario degli inni religiosi, ma vi si puo cogliere
la mano e la presenza dell’individualita dell’autrice,
tanto nella suggestione delle immagini e nella
potenza delle metafore (≪… Le tenebre si approssimano
alla luce del giorno / e lo ricoprono con tempesta
di sabbia≫), quanto, soprattutto, negli accenti
umani con cui i canti scandiscono la sua vicenda,
che, dalla momentanea estromissione dal rango di
prima sacerdotessa al trionfo definitivo, e letta come
l’esito di un personale rapporto con la divinita, intriso di
sentimenti forti e concreti:
≪Di me, mio Nanna, non ti curi piu: / mi trascini alla
rovina per sentieri di morte≫;
≪La dea (…) ha accettato la preghiera di Enheduanna: / ella e ancora
la prediletta di Inanna≫.
Sono versi come questi che, piu di ogni informazione biografica,
strappata faticosamente alla polvere del tempo, possono restituirci
frammenti della viva personalità della prima poetessa della storia.


ESILIO DA UR
Tu mi hai chiesto di entrare nel santo chiostro, il giparu,
e io vi sono entrata, io, l’alta sacerdotessa, Enheduanna!
Ho recato con me la cesta rituale
e ho levato il mio canto di lode per te.
Ora, però, sono relegata in mezzo ai lebbrosi
e non posso più vivere con te.
Le tenebre si approssimano alla luce del giorno,
intorno a me si fa buio.
Le tenebre si approssimano alla luce del giorno
e lo ricoprono con tempesta di sabbia.
La mia tenera bocca di miele d’improvviso si confonde.
Polvere è il mio bel volto.
[Da Inno a Inanna, IX]


ACCUSA A NANNA
Di me, mio Nanna, non ti curi più:
mi trascini alla rovina per sentieri di morte.
[…]
Eccomi, sono Enheduanna:
gloriosa e trionfante, un tempo;
ma il dio mi ha tratto fuori dal mio santuario,
come una rondine dalla finestra ha lasciato che io volassi.
La mia vita è in fiamme.
Egli mi ha costretto a camminare tra i rovi sulla montagna,
ha spogliato il mio capo della corona di prima sacerdotessa,
mi ha dato un pugnale e una spada e mi ha detto:
“Sono per te: rivolgili contro il tuo corpo”.
[Da Inno a Inanna, XIII]




REINTEGRAZIONE DI ENHEDUANNA
La dea, signora della sala del trono,
ha accettato la preghiera di Enheduanna.
Ella è ancora la prediletta di Inanna.
Questo giorno fu fausto per Enheduanna,
al quale ella si presentò vestita di fulgide gioie;
nella sua veste risplendeva di femminile bellezza.
Al pari del primo raggio di luna che ascende all’orizzonte:
come splendidamente ella era vestita!
Quando Nanna, il padre di Inanna, fece il suo ingresso,
tutto il palazzo benedisse Ningal, la madre di Inanna,
e dalle porte del cielo si levò alto l’Osanna.
[Da Inno a Inanna, XVII]


Testo tratto da "Poesie al Femminile"
SIGMA LIBRI - Gruppo Editoriale Esselibri
Il presente estratto dell'opera citata
non ha scopro di lucro.
N.B. Il video che segue è solo una ipotesi, come tante, e come tale deve essere presa.
Anche se può essere seducente pensare che siamo "figli delle stelle".

3 commenti:

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