sabato 14 settembre 2013

LA BELLISSIMA BIOGRAFIA DI ALEJANDRA PIZARNIK (SCRITTRICE E POETESSA ARGENTINA)

LA BELLISSIMA BIOGRAFIA DI ALEJANDRA PIZARNIK (SCRITTRICE E POETESSA ARGENTINA) TRATTA DA "SURBLOG,LETTERATURA LATINOAMERICANA."


Alejandra Pizarnik, una delle voci più intense e originali del Novecento argentino, ha suscitato interesse e adesioni appassionate, ma anche vivaci polemiche: forse perché incarna uno spirito libero in tutti i sensi e il concetto di libertà stesso custodisce semi di discordia. Alejandra nasce a Buenos Aires, in Argentina, il 29 aprile del 1936, secondogenita di una famiglia di ebrei russi, studia Lettere e Filosofia e in seguito Pittura con Juan Battle Planas. Vive e sente senza filtri, vulnerabile soprattutto di fronte a se stessa.
Stabilisce rapporti di amicizia con numerosi intellettuali: fra queste Olga Orozco, Julio Cortázar, Octavio Paz.
I principali lavori della Pizarnik risalgono al periodo in cui torna a vivere a Buenos Aires. Sono di questa epoca, infatti, I lavori e le notti, Estrazione della pietra della pazzia e L’inferno musicale. Nel 1969 esce La contessa crudele (o sanguinaria), testo in prosa.
Le sue opere testimoniano il contrasto tra la spavalderia del mondo esteriore e un’intimità ferita: «Scrivere una poesia – dice Alejandra – è riparare la ferita fondamentale, lo squarcio».
Questa giovane donna ospita in sé un immenso abisso, come un fiore del male dalle radici piantate nel vuoto. Un vuoto fatto di inquietudine, disagio e consapevolezza che tenta di placare attraverso una passione quasi ossessiva per la lettura e per la scrittura.
Una serie di ragioni manifeste e nascoste preparano una sorta di sottobosco della coscienza nel quale crescono giorno dopo giorno i semi insensati di un addio alla vita. Anche se non è ragionevole pensare che tutta la sua poesia si possa spiegare come un percorso verso una morte cercata, sembra, a 36 anni per un’overdose di Seconal il 25 settembre del 1972, dopo quattro mesi trascorsi in un ospedale psichiatrico e anni di depressione e di tentativi di suicidio.
La solitudine è sempre presente nelle pagine che tradiscono il sentimento di perdita, d’abbandono senza fine. Il vuoto tuttavia richiama la materia. Sembra questa una delle ragioni più plausibili per le quali la poesia della Pizarnik è stata considerata materiale, fisica, talvolta quasi “animale”. Forse in assenza di un’esistenza che fatica a realizzarsi, la poesia diventa una rappresentazione della vita negata.
(d.a)

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