domenica 10 novembre 2013

LA MISTERIOSA EMILY DICKINSON

LA MISTERIOSA EMILY DICKINSON

- Entro i limiti dello spazio e le difficoltà incontrate (in rete si trova parecchio materiale in inglese ma pochissimo in italiano) ho cercato di fare un po di luce sulla personalità di una della poetesse più grandi e più amate di tutti i tempi. E' poca cosa ma per chi ama la Dickinson (come me) può essere uno stimolo per meglio approfondire certi aspetti di questa straordinaria scrittrice che, a mio avviso, sfugge, come tutti i geni, a qualsiasi tentativo di volerla inserire, a tutti i costi, dentro schemi preconfezionati.
Personalmente ritengo che Emily Dickinson continuerà a rimanere un affascinante mistero. - (franco)


Se leggo un libro che mi gela tutta, così che nessun fuoco possa scaldarmi, so che è poesia. Se mi sento fisicamente come se mi scoperchiassero la testa, so che quella è poesia. È l'unico modo che ho di conoscerla. Ce ne sono altri? (citato nella Introduzione a Poesie, 1992)

«L’abisso non ha Biografi»: è una delle frasi celebri di Emily Dickinson e avrebbe dovuto mettere in guardia non solo i biografi direttamente avvertiti, ma tutti i cultori, tantissimi, che dopo la morte della poetessa, avvenuta il 15 maggio 1886 all’età di cinquantasei anni, cominciarono a coltivarne e diffondere la leggenda. Leggenda che la voleva schiva per un’incurabile ferita sentimentale, reclusa in casa per autodeterminazione sprezzante rispetto al minaccioso mondo esterno, sempre vestita romanticamente di bianco ad affermare una purezza scelta o subita, chissà. Ma come avrebbe fatto una creatura così distaccata e prigioniera di se stessa ad alimentare un’opera fra le più dirompenti, passionali, temerarie, innovative apparse sulla terra? «Emily Dickinson era beffarda, spietata, ironica» la descrive la sua più sensibile traduttrice italiana, e poeta, Silvia Bre. «Spirituale sì, ma per niente religiosa. La lente del romanticismo per capirla è impropria. Lei si è costruita intorno a un vuoto, non appoggia su nulla».

(dal sito www.sandrapetrignani.it)

[...]
Quando Emily Dickinson incontra Susan, colei che sarà la moglie di Austin e la madre di Martha, ha circa 18 anni e si innamorerà perdutamente di lei che sarà la destinataria di 276 poesie scritte nell’intero arco di una vita, alcune delle quali vibranti di accenti erotici inequivocabili. Emily poco più che adolescente intorno al 1850 già gode di una singolare consapevolezza riguardo la natura dei propri desideri e delle proprie visioni che le perveniva non certo da un’esperienza che non poteva aver maturato ma da un temperamento completamente al di fuori dei parametri pubblicamente accettati in quel luogo e in quel tempo.

“Caro … mi sembra di scrivere al cielo … mentre altri vanno in chiesa, io vado alla mia chiesa, perché non è forse vero che sei tu la mia chiesa e siamo in possesso di un inno che nessuno al di fuori di noi conosce?”. Mi chiedo: le sarebbe stato davvero possibile, qualora avesse voluto, pubblicare e difendere pubblicamente versi che passavano disinvoltamente dall’amore omosessuale a dichiarazioni di ardore pagano nei confronti di una fantomatica figura maschile intercambiabile con quella di dio padre? Se avesse stabilito di fare ciò abbandonando le dinamiche nascostamente luciferine del giardino di casa sua, che pure le appartenevano, chi avrebbe salvato Emily dal rogo?
[...]
Nella poesia di tutti i tempi, raramente pensiero poetico e esistenza hanno raggiunto una simile prossimità come in Emily Dickinson. Che la sua esperienza umana resti avvolta nel mistero conta fino a un certo punto al cospetto del monumento incalcolabile che è costituito dalla sua opera poetica. D’altro canto però tutte le forme esplicite di ribellione diventano presto retorica della ribellione e mi piace credere che Emily abbia agito in un certo modo perché più di ogni altra cosa disprezzasse ciò che emana da quella particolare forma di volgarità che è la retorica dei ruoli, convinta quasi da subito che in ogni realistica mancanza di alternative, sia la separazione da ciò che serve, a abbattere in modo definitivo ogni forma di impotenza.
[...]

Da un saggio di Viviana Scarinci - Qualche ipotesi sul caso Emily Dickinson

La foto è ripresa dal lavoro teatrale "Tell it Slant" sul presunto triangolo: Emily Dickinson-Susan Gilbert-Austin Dickinson

(f.g)

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