lunedì 10 marzo 2014

“GENESI” di Joumana Haddad

“GENESI” non come a loro piace pensare sia accaduto di Joumana Haddad da Superman è arabo

____________________La fine è il punto da cui noi iniziamo.

____________________THOMAS STERN ELIOT


... E fu sera e fu mattina: sesto giorno. E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla Terra». E creò l’Uomo. E lo chiamò Adamo. Poi vide ciò che aveva fatto e pensò che era cosa buona...




A parte per un problema. L’Uomo era immortale. E, per questo, infelice. Perché a Dio, che è eterno, a dir poco, non era venuto in mente che l’Uomo aveva bisogno di confini. E ne aveva bisogno, eccome. Per questo Dio si accomodò su un enorme masso (lo stesso che aveva creato il primo giorno) e si mise a riflettere sul problema. «Gli animali non sono forse abbastanza? E così le piante, le montagne e i fiumi? Cos’altro devo fare per levarmi di torno questa creatura irritante?»





Allora Dio, proprio come Archimede, ebbe il suo momento di illuminazione, il suo “Eureka!”. Avrebbe dato all’Uomo la Morte. E Dio creò le sigarette, gli incidenti stradali, i terremoti e altre seccature che glielo togliessero di torno. Poi vide ciò che aveva fatto e, ovviamente, pensò che era cosa buona...

A parte per un secondo problema. L’Uomo era insopportabilmente arrogante. Perché a Dio, che è l’Unico e Solo, a dir poco, e tale voleva rimanere, non era venuto in mente che l’Uomo aveva bisogno di rendersi conto dei suoi limiti. E ne aveva bisogno, eccome. Così Dio si tuffò in un profondo mare blu (lo stesso da lui creato il secondo giorno) e tornò a riflettere sul problema. «Gli animali, le piante, le montagne, i fiumi e la Morte non sono forse abbastanza? Cos’altro devo fare per levarmi di torno questa creatura fastidiosa?»




Allora ebbe un secondo momento di illuminazione, un secondo “Eureka!”. Avrebbe dato all’Uomo la consapevolezza di se stesso. E Dio creò gli specchi. Poi vide ciò che aveva fatto e, ovviamente, pensò che era cosa buona...




A parte per un terzo problema. L’Uomo era gravemente depresso. Perché a Dio, allegro e ottimista come Bugs Bunny, a dir poco, non era venuto in mente che l’Uomo aveva bisogno di un po’ di conforto. E ne aveva bisogno, eccome. Così Dio si mise a passeggiare sulla luna (la stessa da lui creata il terzo giorno) e tornò a riflettere sul problema. «Gli animali, le piante, le montagne, i fiumi, la Morte e gli specchi non sono forse abbastanza? Cos’altro devo fare per levarmi di torno questa creatura scontrosa?»
Allora Dio ebbe un terzo momento di illuminazione, un terzo “Eureka!”. Avrebbe dato all’Uomo la consolazione chimica. E Dio creò il Prozac. Poi vide ciò che aveva fatto e, ovviamente, pensò che era cosa buona...




A parte per un quarto problema. L’Uomo si annoiava. Perché a Dio, soddisfatto di sé e autosufficiente, a dir poco, non era venuto in mente che l’Uomo aveva bisogno di un po’ di svago. E ne aveva bisogno, eccome. Così Dio si mise a cavalcare una zebra (la stessa da lui creata il quarto giorno) e tornò a riflettere sul problema. «Gli animali, le piante, le montagne, i fiumi, la Morte, gli specchi e il Prozac non sono forse abbastanza? Cos’altro devo fare per levarmi di torno questa creatura piagnucolosa?»
Allora Dio ebbe un quarto momento di illuminazione, un quarto “Eureka!”. Avrebbe dato all’Uomo qualcosa con cui giocare. Così Dio prese un altro pezzo di fango dalla terra (non troppo grande, purtroppo), lo modellò a forma di tubo e, previdente, glielo attaccò tra le cosce, dove sarebbe stato, diciamo, a “portata di mano”. E Dio creò il pene dell’Uomo. Poi vide ciò che aveva fatto e, ovviamente, pensò che era cosa buona...

A parte per un quinto problema. L’Uomo era solo. Perché a Dio, che era un appassionato di piaceri solitari, a dir poco, non era venuto in mente che l’Uomo aveva bisogno di compagnia. E ne aveva bisogno, eccome. E lo stava facendo arrivare alle orecchie irritabili di Dio piuttosto chiaramente, sospirando di notte, brontolando di giorno, lamentandosi ventiquattro ore su ventiquattro. Era insopportabile. Così Dio si sedette sotto un fico (lo stesso da lui creato il quinto giorno) e tornò a riflettere sul problema. «Gli animali, le piante, le montagne, i fiumi, la morte, gli specchi, il Prozac e il pene non sono forse abbastanza? Cos’altro devo fare per levarmi di torno questa creatura esasperante?»
Allora Dio ebbe un quinto momento di illuminazione, un quinto “Eureka!”. Avrebbe dato all’Uomo, e al suo pene, qualcuno con cui giocare. Qualcuno cui dare ordini. Qualcuno da guardare dall’alto in basso. Qualcuno che lo servisse. Qualcuno da usare e di cui abusare. Perciò Dio, il settimo giorno, invece di riposare come aveva pensato di fare, fece un ultimo sforzo e creò la Donna. La creò dalla terra proprio come aveva fatto con l’Uomo. E la chiamò Lilith. Poi vide ciò che aveva fatto e, datole le curve e tutto il resto, ovviamente, pensò che era cosa buona...




A parte per un ultimo enorme problema. Lilith non risultò un giocattolo come nelle intenzioni. O, quanto meno, venne fuori il progetto fallito di un giocattolo. Era una femmina indipendente e forte che non accettava le stronzate dell’Uomo (e nemmeno quelle di Dio, se per questo). Era una “compagna” e non le piaceva essere trattata come un accessorio. Così dopo averne avuto abbastanza di stupidi e gratuiti “fai questo e quest’altro”, decise di lasciare il cosiddetto Paradiso per un luogo più interessante. Scese sulla Terra. E cominciò a procreare.




Ma poi l’Uomo riprese a piagnucolare e a lamentarsi per la solitudine. Così Dio fece un secondo tentativo di Donna. Questa volta, però, per assicurarsi che lei fosse obbediente e remissiva, ebbe l’idea geniale di crearla da una costola dell’Uomo: una piccola parte dell’intero maschio. Così non avrebbe potuto non essere docile verso il suo “signore”. E così fu creata Eva.

... E da quell’istante, fu la fine per l’Uomo e la Donna, e l’inizio di un assurdo caos chiamato “conflitto di genere”.




(f.g)



Foto Sebastião Salgado 

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