giovedì 18 settembre 2014

Da I CENTO LIBRI che rendono più ricca la nostra vita di PIERO DORFLES

Da I CENTO LIBRI che rendono più ricca la nostra vita
di PIERO DORFLES

RAY BRADBURY
Fahrenheit 451

In fondo, la cosa meno plausibile, di Fahrenheit 451, è la conclusione, con i suoi uomini-libro. L’idea che in un futuro i libri proibiti sopravvivano nella memoria degli uomini, che ogni uomo libero diventi un libro, è suggestiva ma poco convincente. Nell’insieme, però, è un’opera di grande tenuta logica, e la società che descrive suona drammaticamente simile a quella attuale.
Fahrenheit 451 è uscito nel 1951, e quindi vent’anni dopo il Mondo nuovo di Huxley. Ma anche qui c’è una società appiattita, una forma di governo totalitaria: è proibito leggere e chi ha un comportamento anomalo viene redarguito o direttamente eliminato. Guy Montag, il protagonista, è un vigile del fuoco. Ma nel mondo di Fahrenheit 451 le case non possono prendere fuoco da sole, sono ignifughe. Se bruciano è perché contengono dei libri e i pompieri vengono con i lanciafiamme per bruciare i libri – che prendono fuoco a 451 gradi Fahrenheit – e già che ci sono anche le case che li contengono e i loro proprietari. La notte della città è illuminata da grandiosi incendi, affascinanti ammonimenti a mantenersi nella normalità. Le persone asociali – quelle che nascondono libri – sono individuate dai segugi meccanici, terribili cani-robot che anestetizzano e consegnano alla giustizia i devianti.
La vita è di una piattezza allucinante. La moglie di Montag, come tutte le sue amiche, passa la giornata davanti a enormi schermi televisivi che abbracciano tutto il salotto guardando programmi che prevedono una forma di elementare interattività per coinvolgere gli spettatori. La progressiva presa di coscienza di Montag nasce con il furto di alcuni dei libri che avrebbe dovuto bruciare e con l’incontro con una ragazza, che coglie in lui una particolare sensibilità: «Quando ho detto non so più cosa sulla luna, tu hai guardato la luna. Gli altri non farebbero mai così», gli dice. E la genuina originalità della ragazza fa nascere in Montag un desiderio di cambiamento e il bisogno di una vita diversa.
Un altro incontro importante è quello con un vecchio professore, che spiega a Montag il valore dei libri: importanti non perché necessariamente ispirati alla realtà, ma perché toccano la vita, hanno sostanza, ci danno il diritto di agire in base a ciò che apprendiamo. In fondo anche i programmi televisivi potrebbero avere sostanza, ma invece sono artificiosamente vuoti. «Chi mai è riuscito a strapparsi dall’artiglio che vi imprigiona quando mettete piede nel salotto tv?»
Un po’ come accade nel Mondo nuovo, sarà il suo capitano a spiegare a un Montag sull’orlo della ribellione, in un drammatico colloquio, il senso del nuovo ordine sociale. «Un tempo i libri si rivolgevano a un numero limitato di persone», racconta, «che potevano permettersi di essere differenti.» Ma con l’aumento della popolazione i libri sono diventati più brevi e sbrigativi, si sono abbassati a un livello minimo, fino a sparire del tutto. A causare la loro sparizione sono stati la legge del mercato e la tecnologia: i libri non li voleva più nessuno. Solo allora sono stati vietati, per evitare che si tornasse indietro, a un mondo di consapevolezze e di dubbi, di libertà e di insicurezza. «Non è stato il governo a decidere; non ci sono stati in origine editti, manifesti, censure, no!» spiega il capitano. «Ma la tecnologia, lo sfruttamento delle masse e la pressione delle minoranze hanno raggiunto lo scopo, grazie a Dio! Oggi, grazie a loro, tu puoi vivere sereno e contento per ventiquattr’ore al giorno.» E intanto si preparano guerre spaventose.
L’orizzonte di Bradbury è tragico e apocalittico, ma mette in guardia contro una deriva che è tutt’altro che irrealistica. Che la tecnologia possa lentamente modificare il libro non solo nella forma, ma anche nella sostanza, non è affatto improbabile; che la televisione possa svuotarsi progressivamente di contenuti è nei fatti; che le scelte della maggioranza possano annullare le istanze di conoscenza e di pensiero critico delle minoranze colte è già opinione diffusa. Se c’è un’utopia negativa attuale e credibile è quella di Fahrenheit 451: un allarme che bisognerebbe tenere sempre a mente, perché il giorno che dovesse verificarsi, sia pure solo in parte, un’involuzione di quella portata, sarà troppo tardi per protestare. E il sogno degli uomini-libro, che salvano la conoscenza per un futuro meno orrendo, purtroppo è solo una fantasia letteraria.

Ph.: dal film Fahrenheit 451




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