Una rondine a Mathausen di Franco Guglielmino
Come ogni anno
in primavera
una rondine tornò
puntuale al suo nido.
Sapeva che avrebbe
dovuto riparare
i danni dell'ultima
gelata.
Un legnetto sotto la
grondaia,
fili di paglia
da intrecciare come
un merletto e tutto
sarebbe ritornato
come nuovo.
I venti di primavera
avrebbero
traghettato il
profumo dei fiori
di campo... quando
un acre odore di fumo
la investì.
"Che strano" pensò
"l'anno scorso non
c'erano questi camini
e poi in questa stagione
i contadini accendono
il fuoco solo all'ora
di cena, non al mattino"
Curiosa, volò in direzione
del fumo e man mano
che si avvicinava
l'odore di carne bruciata
si sentiva sempre più
forte.
Conosceva il profumo
dell'arrosto di cinghiale
o di selvaggina ma
non era così pungente.
Planò sul tetto
e sporgendosi
notò degli spaventapasseri
vestiti stranamente,
sembravano manichini.
Sorvolò l'aia e vide
una lunga fila di bambini
nudi come vermiciattoli:
"che strano gioco" pensò
"non ridono e in fila
per due entrano in quella
strana casa dai tanti
camini".
Incuriosita si alzò in volo
per avere una visione
più ampia.
Quella casa aveva un solo
ingresso e nessuna uscita.
Sopra l'ingresso una grata
di ferro intrecciato
che le permise di entrare
e trovò un posto di
osservazione sotto
una trave di legno.
I bambini, ordinati,
entravano in una stanza
e dopo un poco ne uscivano
addormentati.
Alcuni uomini vestiti
con vecchi abiti a righe
ammassavano i bambini
dormienti in un angolo
mentre altri tenevano
sempre acceso un forno,
altri ancora avevano
il compito di cullare
i bambini prima di
metterli a cuocere.
"Che strano" pensò la rondine
"se gli uomini sono
ridotti a nutrirsi
dei propri figli devono
proprio morire di fame"
"Forse sarà il caso
che mi trovi un'altro
luogo per il mio nido"
E volò via, lontana
da quell'odore acre
di carne bruciata.
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