da LA CASA DELL'INCESTO di Anais Nin
Ricordo la mia prima nascita nell'acqua. Intorno a me una trasparenza sulfurea e le mie ossa si flettono come se fossero di gomma. Oscillo e ondeggio, su alluci privi di ossa, protesa a cogliere suoni lontani, suoni che orecchie umane non percepiscono, a vedere cose che occhi umani non scorgono. Nata con la memoria delle campane di Atlantide. Sempre in ascolto di suoni perduti e alla ricerca di perduti colori, sempre protesa sulla soglia come chi è angosciato dai ricordi, cammino nuotando. Fendo l’aria con ampie pinne e nuoto attraverso stanze senza pareti. Espulsa da un paradiso di silenzio, cattedrali ondeggiano al passaggio di un corpo, come musica senza suono.
(f.g)
foto Tomohide Ikeya
«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo andare» Jack Kerouac
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