ZULEIMA di Itria グッゼッタ愛理
O, fragile corpo vitreo,
cingo i tuoi fianchi, ora,
diamanti di roseo candore.
Tra i giunchi e le ortiche
ti volli, ma primula in fiore.
L'arco di un violinista
spinse il mio spirito a sud,
e in quel deserto, bevvi
l'oceano del tuo sapore;
Tra duna e pianura
cercavo il respiro perduto,
nomade vento in pena.
Trovai fonte melliflua
nutrii il mio ventre
colmai d'oro zavorre
placai l'indole arsenica;
ebbra tornai in delirio,
e nel delirio a nord.
Non v'era che rara luce,
zampilli di luppolo,
canaste adornate
(cumino, curcuma
malvasia, masala)
Non v'era che rara voce
corpus et anima
instinctus et mens
arbitrium et fatum
voluptatis voluntas
sed, (*) trahit sua
quemque voluptas ;
ma schiava del tempo
ancor più fui.
( * cit. Virgilio -Ognuno è schiavo del suo piacere-)
Ph. Daniele Cascone
(f.g)
«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo andare» Jack Kerouac
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