martedì 30 ottobre 2012

Hallò Buda di Franca Berardi


Hallò Buda

Racconto di Franca Berardi

Era un locale fumoso, tetro, ma in quel posto tutto sembrava perfetto.
I tappeti odoravano di tappeti, le moquette di moquette, e i parquet, fin troppo scuri e consunti, conferivano un aspetto ancor più triste all’ambiente.

Grandi candelabri di cristallo, ornati di gocce e fregi dorati, fin troppo sontuosi, gravavano e troneggiavano in ogni dove...nei saloni circostanti; ed, intorno, quadri, specchi dorati, mobili  stile rococò e pesanti  tendaggi color  bordeaux.
Tutto traboccava di ricchezza e d’abbondanza stilistica ostentata a dismisura in quel sontuoso albergo fine ottocento.
Fuori, il bel Danubio era sempre blu sebbene imperasse ormai l’inquinamento ed, intanto, sulle sue gelide acque, passavano battelli luccicanti di colori, mentre, per strada s’udivano gli schiamazzi di giovani ubriachi.
Urlavano a squarciagola e qualcuno aveva tirato fuori un coltello; la sua lama scintillava sotto una vivida luna.
Ma lui non ci faceva caso; osservava distratto abituato alla violenza e al caos di quella zona sempre più bazzicata da ubriachi o malfattori.
Di fronte, sul fiume, sostava un barcone sfavillante adibito a ristorante; era stracolmo di gente che ballava,  beveva e chiacchierava ad alta voce.
Le loro risate, si mescolavano ai rumori di sedie e bicchieri alzati per brindare.
Si brinda sempre a qualcosa…ogni scusa è buona purché si beva.
Intanto, lo sguardo di quell’uomo, si posò , alfine,  su due ragazze; erano sedute ad un tavolino e parlavano di lavoro.

Ridevano in modo sguaiato e si agitavano sculettanti sulle poltroncine; avevano dei seni dispettosi che parevano quasi parlare. Freschi, sfrontati, quasi uscivano dalle scollature molto abbondanti.
Lui era proprio di fronte a loro sprofondato in un divanetto rococò, sudato, accaldato alla visione di quelle ragazze fin troppo disinvolte e disinibite.
Le desiderava a tal punto, che le avrebbe possedute lì all’istante per far prevalere la sua supremazia virile.
Le avrebbe amate e riamate ancora espletando tutte le fantasie possibili che la sua mente conteneva… lasciandosi andare ad ogni perversione fino allo sfinimento totale.
Nulla di cui sorprendersi ed indignarsi; tutti gli uomini del resto hanno più o meno le stesse fantasie; ma gli insegnamenti della Chiesa, che aveva subito suo malgrado,  lo avevano devastato definitivamente.
E, pertanto, trovò  quanto mai disdicevole quello che stava immaginando di fare e così tentò di allontanare quei suoi pensieri peccaminosi da se tentando di concentrarsi il più possibile su suoi progetti futuri.
Ed intanto sorseggiava lentamente un caffé lungo e amaro…fin troppo, ma a lui piaceva così, mentre, ad occhi chiusi, suo malgrado,  immaginava donne discinte che ricamavano su pesanti broccati i loro sogni proibiti.
Al posto delle due civettuole, si sedé una donnina bruna, delicata, accollatissima, che appariva fin troppo pudica e morigerata.
Lo sguardo di lui indugiò a lungo ,mentre la osservava ed ammirava il suo profilo stagliato contro la luce di una finestra che aveva accanto a se.
Lui continuò a scrutarla con estrema attenzione: aveva labbra carnose, umide, grandi occhi neri e un nasino all’insù.
Poteva essere d’origine caucasica -pensò- ; ne aveva viste poche in giro e così rimase ancora per un po’ incerto.
Finì il suo caffé e, dopo qualche attimo di esitazione, decise di ritirarsi nella propria camera che soleva prendere in affitto, per qualche giorno, quando si trovava lì a passare.
Lei lo seguì e gli chiese, con gli occhi bassi e una vocina flebile, se poteva dormire con lui.
Lui, quanto mai sorpreso, rispose con un:” perché”.
Lei a sua volta ribatté: con un” non so!”.
La sua voce era sommessa, quanto mai timida ed impacciata, ma una volta a letto, lei si avventò su di lui con la furia di una valchiria.

Poi, quando si esaurì l’atto amoroso,  si ricompose, si rivestì e tornò ad essere quella donna composta e riservata che lui aveva conosciuto; anzi  assunse un’aria da maestrina seriosa e fece l’atto di uscire.
Lui le fu addosso ancora tremante e confuso e le chiese, trattenendole un braccio:” Ci rivediamo?”.
“Non lo so” –rispose lei-elusiva...
“E perché no?” – insisté lui- sempre più pressante.
“Perché sono sposata”.
“Sei sposata?” –eccepì lui- sorpreso e quasi sconvolto.
“Un po’ si e un po’ no”- a dire il vero- sussurrò lei - “tra me e mio marito non c’è più nulla”.
“Ragione in più , dunque, per stare ancora insieme?” –incalzò lui-.
Ma lei , svanì senza aggiungere altro, sempre più sfuggente,  mentre lui si rivestì, si sistemò il cappotto, e si ravvivò i capelli.
Tutto era avvenuto così in fretta quasi in modo surreale, che  ancora non ci credeva…non si  raccapezzava.
Decise di tornare a casa, ma l’immagine di lei lo tormentava ancora…la vedeva in camera con lui, mentre lo baciava con passione e si dimenava sul suo corpo.
Ormai era buio e Buda offriva il meglio di sé; splendidi palazzi sfavillanti ,illuminati a giorno, trionfavano sui bordi del Danubio.
A casa c’era sua madre e la sorella ad aspettarlo; ma lui era oltremodo seccato e scostante; per un istante, si era sentito, come violentato da quella strana donna che era entrata prepotentemente nella sua vita e lui non ci stava…certe cose non funzionano così –pensava-…
Voleva averla ancora, ma come diceva lui! Era pur sempre un uomo, santo Cielo!
Entrò in casa, quanto mai nervoso e di pessimo umore.
Non voleva mangiare né scambiare parola alcuna con le due donne che lo osservavano in silenzio abituate ormai ai suoi sbalzi d’umore.
Entrò d’impeto nella sua camera, si buttò sul letto, e cercò nuovamente di immaginarla con gli occhi chiusi.
Non si era nemmeno spogliato, preso com’era da lei.
Ormai quella donna gli era entrata dentro, ma tutto si era consumato così velocemente,  che quasi iniziava a pensare che , quella strana creatura, fosse solo il frutto di una sua fantasia.
Ed, invece, a distanza di qualche giorno, la rivide su un treno; era lei senza ombra di dubbio…abbracciata ad un uomo alto, distinto e brizzolato.
Forse era il marito- pensò- o un amante occasionale.
La osservò ancora mentre lei si stringeva all’altro; poi fu lei a vederlo.
Rimase stupita e il suo visino arrossì di colpo, ma il suo sguardo era profondo, intenso, acuto come un dardo , come un invito, una promessa.
Lui, decise così di prendere quel treno.
Era affollatissimo, ma riuscì ,comunque sia, a raggiungerla…ormai nulla poteva più fermarlo.
Era sempre più vicino a lei, poteva toccarla, accarezzarla e lo fece spudoratamente ma con estrema delicatezza fin quasi a sfiorarla...  mentre l’altro sembrava distratto o intento a tenera a bada la calca di gente che, sempre più incalzante, premeva per cercare posto.
Lui continuò a blandirla teneramente, le sussurrava parole d’amore; lei, intanto,  sembrava percorsa da fremiti e sussulti. Quasi pareva respirasse a fatica.
Alla fine lui scese soddisfatto, eccitato; sentiva con estrema sicurezza, che lei l’avrebbe seguito e così si sarebbero rivisti in quello albergo… come se le avesse ormai strappato una promessa, un consenso.
Tornando a casa, passò da Pest che le appariva ancor più bella, ammiccante e languida come una femme-fatal mollemente adagiata sul Danubio che dolcemente la lambiva.
Il giorno dopo tornò in quell’albergo tetro e fumoso ; affittò la solita camera ed aspettò per giorni e giorni ancora.
Ma lei non si fece viva e così, lui disperato, come in preda ad uno stato di pura esaltazione, si lasciò trascinare da ogni tipo di sentimento che poteva solo nuocere alla sua già  precaria salute.
Iniziò a subdorare che forse qualcosa gli era sfuggito: magari un dettaglio, un abbaglio o un maledetto imbroglio…
Alla fine decise di andar via, mentre ancora dentro di sé, malediva quella donna e quello strano incontro che l’aveva inesorabilmente stregato.
Ma, mentre scendeva nella hall, sorpreso,  la intravide seduta ad un tavolino con quello stesso uomo incontrato sul treno; anzi fu proprio lui che , con un cenno della mano, lo invitò a sedersi accanto a loro.
Sorridevano e bevevano un lungo caffé.
Dunque lo aspettavano- pensò- tremante…non era un caso!
Ogni ipotesi poteva essere plausibile, così come ogni ragionevole dubbio, ma lui avrebbe accettato qualsiasi cosa…sarebbe sceso a qualsiasi compromesso pur di averla.
Ormai , dunque,  tutto poteva accadere, tutto si poteva compiere al di là di ogni possibile previsione in quella città piena di mistero, magia  e  pathos.



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