Hallò Buda
Racconto di Franca Berardi
Era un locale fumoso, tetro, ma in quel posto tutto sembrava perfetto.
Grandi candelabri di cristallo, ornati di gocce e fregi dorati, fin troppo sontuosi, gravavano e troneggiavano in ogni dove...nei saloni circostanti; ed, intorno, quadri, specchi dorati, mobili stile rococò e pesanti tendaggi color bordeaux.
Fuori, il bel Danubio era sempre blu sebbene imperasse ormai l’inquinamento ed, intanto, sulle sue gelide acque, passavano battelli luccicanti di colori, mentre, per strada s’udivano gli schiamazzi di giovani ubriachi.
Urlavano a squarciagola e qualcuno aveva tirato fuori un coltello; la sua lama scintillava sotto una vivida luna.
Ma lui non ci faceva caso; osservava distratto abituato alla violenza e al caos di quella zona sempre più bazzicata da ubriachi o malfattori.
Le loro risate, si mescolavano ai rumori di sedie e bicchieri alzati per brindare.
Si brinda sempre a qualcosa…ogni scusa è buona purché si beva.
Intanto, lo sguardo di quell’uomo, si posò , alfine, su due ragazze; erano sedute ad un tavolino e parlavano di lavoro.
Le desiderava a tal punto, che le avrebbe possedute lì all’istante per far prevalere la sua supremazia virile.
Le avrebbe amate e riamate ancora espletando tutte le fantasie possibili che la sua mente conteneva… lasciandosi andare ad ogni perversione fino allo sfinimento totale.
E, pertanto, trovò quanto mai disdicevole quello che stava immaginando di fare e così tentò di allontanare quei suoi pensieri peccaminosi da se tentando di concentrarsi il più possibile su suoi progetti futuri.
Ed intanto sorseggiava lentamente un caffé lungo e amaro…fin troppo, ma a lui piaceva così, mentre, ad occhi chiusi, suo malgrado, immaginava donne discinte che ricamavano su pesanti broccati i loro sogni proibiti.
Lo sguardo di lui indugiò a lungo ,mentre la osservava ed ammirava il suo profilo stagliato contro la luce di una finestra che aveva accanto a se.
Finì il suo caffé e, dopo qualche attimo di esitazione, decise di ritirarsi nella propria camera che soleva prendere in affitto, per qualche giorno, quando si trovava lì a passare.
Lui, quanto mai sorpreso, rispose con un:” perché”.
Lei a sua volta ribatté: con un” non so!”.
Lui le fu addosso ancora tremante e confuso e le chiese, trattenendole un braccio:” Ci rivediamo?”.
“Non lo so” –rispose lei-elusiva...
“E perché no?” – insisté lui- sempre più pressante.
“Perché sono sposata”.
“Sei sposata?” –eccepì lui- sorpreso e quasi sconvolto.
“Un po’ si e un po’ no”- a dire il vero- sussurrò lei - “tra me e mio marito non c’è più nulla”.
“Ragione in più , dunque, per stare ancora insieme?” –incalzò lui-.
Ma lei , svanì senza aggiungere altro, sempre più sfuggente, mentre lui si rivestì, si sistemò il cappotto, e si ravvivò i capelli.
Tutto era avvenuto così in fretta quasi in modo surreale, che ancora non ci credeva…non si raccapezzava.
Decise di tornare a casa, ma l’immagine di lei lo tormentava ancora…la vedeva in camera con lui, mentre lo baciava con passione e si dimenava sul suo corpo.
Ormai era buio e Buda offriva il meglio di sé; splendidi palazzi sfavillanti ,illuminati a giorno, trionfavano sui bordi del Danubio.
A casa c’era sua madre e la sorella ad aspettarlo; ma lui era oltremodo seccato e scostante; per un istante, si era sentito, come violentato da quella strana donna che era entrata prepotentemente nella sua vita e lui non ci stava…certe cose non funzionano così –pensava-…
Voleva averla ancora, ma come diceva lui! Era pur sempre un uomo, santo Cielo!
Entrò in casa, quanto mai nervoso e di pessimo umore.
Non voleva mangiare né scambiare parola alcuna con le due donne che lo osservavano in silenzio abituate ormai ai suoi sbalzi d’umore.
Non si era nemmeno spogliato, preso com’era da lei.
Ormai quella donna gli era entrata dentro, ma tutto si era consumato così velocemente, che quasi iniziava a pensare che , quella strana creatura, fosse solo il frutto di una sua fantasia.
Forse era il marito- pensò- o un amante occasionale.
La osservò ancora mentre lei si stringeva all’altro; poi fu lei a vederlo.
Rimase stupita e il suo visino arrossì di colpo, ma il suo sguardo era profondo, intenso, acuto come un dardo , come un invito, una promessa.
Lui, decise così di prendere quel treno.
Era affollatissimo, ma riuscì ,comunque sia, a raggiungerla…ormai nulla poteva più fermarlo.
Era sempre più vicino a lei, poteva toccarla, accarezzarla e lo fece spudoratamente ma con estrema delicatezza fin quasi a sfiorarla... mentre l’altro sembrava distratto o intento a tenera a bada la calca di gente che, sempre più incalzante, premeva per cercare posto.
Lui continuò a blandirla teneramente, le sussurrava parole d’amore; lei, intanto, sembrava percorsa da fremiti e sussulti. Quasi pareva respirasse a fatica.
Tornando a casa, passò da Pest che le appariva ancor più bella, ammiccante e languida come una femme-fatal mollemente adagiata sul Danubio che dolcemente la lambiva.
Il giorno dopo tornò in quell’albergo tetro e fumoso ; affittò la solita camera ed aspettò per giorni e giorni ancora.
Ma lei non si fece viva e così, lui disperato, come in preda ad uno stato di pura esaltazione, si lasciò trascinare da ogni tipo di sentimento che poteva solo nuocere alla sua già precaria salute.
Iniziò a subdorare che forse qualcosa gli era sfuggito: magari un dettaglio, un abbaglio o un maledetto imbroglio…
Alla fine decise di andar via, mentre ancora dentro di sé, malediva quella donna e quello strano incontro che l’aveva inesorabilmente stregato.
Sorridevano e bevevano un lungo caffé.
Ogni ipotesi poteva essere plausibile, così come ogni ragionevole dubbio, ma lui avrebbe accettato qualsiasi cosa…sarebbe sceso a qualsiasi compromesso pur di averla.
Ormai , dunque, tutto poteva accadere, tutto si poteva compiere al di là di ogni possibile previsione in quella città piena di mistero, magia e pathos.
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