ANAÏS NIN
Tra il credere ed il non credere c’è uno spazio intermedio,
una specie di intercapedine in cui vivono gli sguardi inquieti.
Ero colta da una grande estraneità.
La dimensione in cui mi muovevo era mia e di nessun altro.
C’era la realtà e c’erano i pensieri.
Tra questi due spazi l’intercapedine della poesia.
Era lì che vivevo, distante e vicinissima,
né sopra, né sotto, ma accanto alle cose.
(a.t)
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