La notte di Santa Lucia di Franco Guglielmino
Sono le 10 di sera, fa freddo, e proprio in questo momento, fra cielo
e terra, giù nello spazio condominiale, dove ci sono gli olmi in
silenzio, un ragazzo che ormai non è più ragazzo anche se la sua
mente non è mai cresciuta, vestito con una tunica bianca, in una mano
una candela accesa e nell'altra una campanella, fa il giro del
cortile. Suona la campanella.
Non occorre che esca sul balcone, è una scema che si ripete tutti gli
anni, da tanti anni ormai.
Questo ragazzo, lo continuo a chiamare ragazzo, ha una sorella,
anch'essa di età indefinita, che spesso porta in giro dentro una
carrozzina una bambola e a volte la prende in braccio, la culla, e le
da il biberon e se qualcuno incuriosito la guarda lei, sorridendo con
dolcezza, sussurra: "oggi mia figlia è irrequieta" e continua a
camminare, allontanandosi verso i giardinetti.
Questi due "ragazzi" non hanno la madre, solo il padre, un ex
giardiniere, ormai in pensione da tempo. Chi legge l'avrà gia capito,
quest'uomo ha due figli handicappati, dovrebbe essere disperato e
invece è sempre sorridente, spesso nella bella stagione canta vechhie
canzoni mentre pulisce il cortile.
Abito in questa casa da circa 20 anni e non l'ho mai visto triste.
Per me è un eroe e non lo sa.
Art.: Un particolare della statua Santa Lucia dello scultore Adolfo
Wildt (archivio) © ANSA
«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo andare» Jack Kerouac
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