venerdì 31 gennaio 2014

Il Bello? dai RACCONTI SUL COMODINO di Tiziano Corso

Il Bello? dai RACCONTI SUL COMODINO di Tiziano Corso

Anni fa ci fu un'estate molto calda; dalle finestre aperte, per favorire l’ingresso del fresco mattutino, entrava, in realtà, aria rovente. Ad un tratto dal balcone si affacciò un gatto; scrutava l’interno della stanza con atteggiamento piuttosto guardingo. Franco lo osservò: era veramente bello con il pelo lungo, lo sguardo fiero… lo avvicinò e lui, anziché scappare, stette lì tranquillo a godersi le carezze del suo nuovo amico accettando di buon grado il cibo che questi gli offriva; dopodiché riprese la via della finestra e se ne andò così come era venuto.
Sul momento Franco pensò che fosse il gatto di qualche vicino venuto a presentarsi ma, nei giorni seguenti, le visite dello splendido felino (che soprannominò "Il Bello") si fecero sempre più frequenti.
Era evidente che si trattava di un gatto domestico, vista la facilità con la quale si faceva avvicinare e considerando il fatto che, nonostante avesse un pelo molto lungo e folto, era pulitissimo.
Giorno dopo giorno divennero sempre più A-Mici: Franco gli dava da mangiare, lo coccolava un po' e lui ricambiava emettendo fusa sonore; era rilassante accarezzare quel batuffolo di lana. Una volta Franco prese una pallina e gliela lanciò, il Bello scattò sulla sua destra per raggiungerla e… continuarono a giocare così per una buona mezz'ora! Questo rito continuò per parecchi mesi. Franco dedusse che quel gatto si fosse perso, oppure che fosse stato abbandonato dai vecchi proprietari, ma la cosa, a quel punto, era di poca importanza: erano affiatati e si tenevano tanta compagnia passando il tempo tra mille lazzi e amorevoli scambi; ad esempio, quella di avvicinare le fronti: uomo-gatto, gatto-uomo per concludere con una testatina reciproca che aveva valenza di carezza, era uno dei loro giochi preferiti.
Sopraggiunse l'Autunno e di notte dormivano insieme ma, al mattino, Il Bello voleva uscire e tornava sempre verso sera per mangiare, farsi fare le coccole e giocare con la palla. Una sera, però, non si fece vedere ma Franco non si preoccupò più di tanto, pensò semplicemente che avesse trovato qualche gatta e volesse fare le ore piccole. Per un paio di sere non rincasò, poi tornò a frequentare la casa; sembrava tutto normale, se non che, un giorno, un amico di Franco (più esperto di lui di animali) gli disse:
“Guarda che il tuo gatto è incinta”.
Franco rimase sbalordito: chissà per quale motivo aveva sempre pensato che fosse un maschio!
Per un periodo Il Bello rimase molto sulle sue: non aveva più voglia di giocare con la palla ma era diventato, anzi, diventata ancora più affettuosa. Una mattina chiese di uscire e, per parecchi giorni, non si fece più vedere. Uscendo da un bar all’alba dopo aver fatto colazione e con alle spalle una notte passata in discoteca, Franco vide Il Bello attraversare la strada con qualcosa in bocca: era un gattino! Capì subito che aveva deciso di andare a partorire da un'altra parte… evidentemente aveva voluto la sua privacy...
Nei mesi successivi Il Bello avvicinò i suoi mici a casa… Come erano piccoli… Franco aiutò la neo-mamma a svezzarli e, in breve tempo, crebbero vistosamente, sani e forti.
Il Bello (che lui continuava a chiamare così per abitudine) tornò ad essere il micio affettuoso e giocherellone di sempre; ripresero anche le loro partite a palla: lui che lanciava e lei che parava.
Arrivò la Primavera, una Primavera molto piovosa quell'anno.
Quella sera Franco aspettava il ritorno del Bello, ma lei non venne; nei suoi pensieri il dubbio che potesse esserle successo qualcosa, oppure che qualcuno se la fosse presa e portata a casa per regalarla ai figli, insomma non sapeva cosa pensare…
Un pomeriggio, dopo una settimana che gli parve eterna, stava piovendo a dirotto, mentre guardava la televisione seduto sul divano, vide comparire la sua sagoma dietro la finestra. Balzò immediatamente in piedi per aprirle e farla entrare, ma si accorse all’istante che qualcosa non andava: oltre ad essere tutta bagnata, aveva l'aria sofferente; con raccapriccio notò che aveva una zampa anteriore che penzolava inanimata. Asciugò la bestiola, la nutrì e subito dopo la portò dal veterinario. Pensò che si fosse rotta la zampa in qualche maniera e che sarebbe bastato steccarla per risolvere il problema. Invece il dottore, dopo una radiografia, gli disse una cosa che gli gelò il sangue nelle vene:
“Non si può operare, qualcuno le ha sparato e i pallini di piombo sono situati in diverse zone, l'unica cosa che può fare è somministrarle degli antibiotici."
Franco ci restò malissimo: chi avrebbe potuto essere così crudele da compiere o anche soltanto concepire una cattiveria simile? Pensò persino che qualche cacciatore, magari scambiandola per una volpe per via del pelo folto, avesse potuto colpirla per errore, ma degli amici esperti del settore gli dissero che era un' ipotesi da scartare. Comunque la curò con gli antibiotici e, gradualmente, Il Bello si riprese; certo, trascinava ancora la zampa, zoppicava vistosamente, ma per un paio d'anni continuò ad essere il compagno/a che aveva sempre conosciuto. Ormai era diventato/a parte integrante della casa: la notte si metteva in fondo al letto e il suono delle sue fusa lo trasportavano, come fossero state un tappeto magico, nel mondo onirico; di giorno usciva poco, giusto per le… esigenze quotidiane, ma poi tornava a casa per mangiare la "pappa" che lui le preparava; passava molto tempo sul divano, ormai non poteva o forse non aveva più voglia di giocare a palla, anche se la teneva sempre vicino a sé nella sua casetta personale.
Una mattina indugiò sulla soglia di casa, i suoi occhioni marroni che sembravano parlare si persero per un istante in quelli verdi di Franco che, accarezzandola, le chiese:
“Cosa c'è, non vuoi uscire oggi?”.
Da un paio di giorni la vedeva un po’ sofferente e aveva pensato ad un malessere passeggero. Il Bello diede una testatina affettuosa alla caviglia di Franco e si allontanò con il suo passo claudicante verso il prato... fu l'ultima volta che la vide... evidentemente, come gli antichi Indiani d'America, aveva deciso di andare a morire in solitudine.
Per un paio di giorni l'aspettò, poi gli fu tutto chiaro.
Il Bello lasciò un profondo vuoto nella casa e anche nel cuore di Franco che ormai le voleva bene come o forse più che ad una persona.
Adesso che sono passati alcuni anni, gli piace immaginarla in un paradiso dove vivono animali e persone; forse avrà trovato qualcun altro per giocare a palla, ma almeno lì sarà al sicuro: nessuno cercherà di spararle addosso! Lui, invece, continua a guardare la televisione, vede scendere la pioggia dietro i vetri, tiene la pallina in mano e la fa rimbalzare sul muro… ma non è la stessa cosa...

(f.g)
http://www.lulu.com/shop/tiziano-corso/racconti-sul-comodino/paperback/product-20684656.html

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