«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo andare» Jack Kerouac
mercoledì 28 dicembre 2011
Un sano egoismo
Quello che seguirà è un capitolo del libro della Dottoressa Anna Fata intitolato: AMORE ZEN.
In questo libro è analizzato il rapporto di coppia partendo da una premessa, a mio avviso interessante: " Non possiamo nutrire una relazione se non ci prendiamo prima e contemporaneamente cura di noi stessi"
L'autrice è una psicologa olistica che utilizza nel rapporto con i suoi pazienti un suo metodo personale (per saperne di più si può visitare il sito web www.armoniabenessere.it).
Wikipedia definisce la scienza olistica come:
" un paradigma scientifico che enfatizza lo studio dei sistemi complessi. Non è una disciplina scientifica in se stessa, ma definisce piuttosto un approccio filosofico in cui viene considerato il principio di emergenza nell'applicare il metodo scientifico, spesso utilizzando un metodo ampiamente interdisciplinare o multidisciplinare. Questo approccio è in contrasto con la tradizione puramente analitica, che si propone di interpretare i sistemi complessi dividendoli nelle loro componenti e studiandone separatamente le proprietà."
In parole povere l'uomo è analizzato nel suo complesso: spirito e corpo insieme in perfetta armonia.
Questo spiega i riferimenti di Anna Fata, nei suoi metodi di analisi, alla filosofia orientale e alla cultura zen in particolare.
UN SANO EGOISMO
È fondamentale che vi liberiate
dal bisogno di essere amati;
è la più grande liberazione che esiste.
G. Leleu
Non si scappa, è bene ribadirlo: si deve partire da sé per poter arrivare all'altro e tornare poi a propria volta cambiati e arricchiti nella propria dimora interiore. Si tratta di un ciclo ininterrotto che si autoalimenta.
Sentire, sapere e perseguire quello che ci fa stare bene è la
suprema forma di amore per noi stessi. Se ci si protende ecccessivamente verso l'altro, se gli si va incontro oltre le proprie possibilità, si rischia di perdere l'equilibrio, ci si decentra.
Ritornare a sé non è del tutto facile, ma è sempre possibile. La via del ritorno a casa può essere ardua, ma è sempre percorribile.
Bisogna partire da un io per poter formulare e avere a che fare con un tu. Cercare un equilibrio tra questi due estremi è la sfida a cui siamo costantemente chiamati. Non si può perdere uno dei due poli della dialettica, pena l'annullamento della relazione stessa.
Lavorare con se stessi e su se stessi, questo è l'imperativo costante.
Il che significa: riconoscere e soddisfare i propri bisogni,le
proprie necessità,cercare le situazioni che ci fanno stare bene, evolvere e crescere, e rifuggire da quelle che ci sottraggono energia, che ci svuotano, che ci fanno stare male.
Volersi bene è l'unico modo per catalizzare l'amore. Saper rispettare i propri spazi, modi e tempi è fondamentale per fare
si che anche l'altro faccia altrettanto con noi. Se chiediamo
un pomeriggio da trascorrere da soli o in compagnia di una
persona che non sia il partner, dobbiamo essere altrettanto disponibili se ci viene rivolta in seguito la stessa richiesta.
Una persona che si vuole bene è soddisfatta della sua condizione di vita, perché si comporta in modi che promuovono il suo benessere.
L'altro non deve riempire un vuoto dentro di noi, ma offrire qualcosa di più, che non si elemosina, ma si ottiene liberamente.
Quando si nutre amore verso se stessi' si offre la possibilità
all'amore di fluire liberamente, da sé all'altro e viceversa.
Amandoci offriamo la possibilità al partner di fare altrettanto e la fedeltà che ne deriva è autentica, senza alcuno sforzo né pretesa. La fedeltà a se stessi e alla propria vita interiore è la condizione indispensabile per incontrare persone altrettanto fedeli e per agire in modo congruente ai propri valori, sentimenti e principi.
lunedì 26 dicembre 2011
Il mare ha ingoiato il sole! ovvero L'uomo che camminava sull'acqua
Viviamo in una società dove ogni cosa deve essere programmata e si cerca di non lasciare niente al caso.
Non accettiamo più gli imprevisti che consideriamo sempre degli eventi negativi se sono in contrasto con i gli impegni che abbiamo in agenda. Riteniamo che i condizionamenti siano una male necessario, un tributo che dobbiamo pagare in cambio del raggiungimento dei nostri obiettivi materiali!
UN ESEMPIO DI CIO CHE POTREBBE CAPITARCI
Se ci troviamo con la macchina in panne parcheggiata su una strada che fiancheggia il litorale di una spiaggia, in attesa che arrivi il carro attrezzi a risolverci il problema, e ci capita di assistere al tramonto del sole che scompare dietro la linea dell'orizzonte, diamo una occhiata distratta e la prima cosa che istintivamente pensiamo è che si è fatto tardi, il carro attrezzi non arriva, che salterà l'appuntamento d'affari con il tale che non possiamo neanche avvisare perché il telefonino ha le batterie scariche, che .."cazzo tutte a me debbono capitare" e bla, bla...bla! Poi una volta esaurita tutta la serie di imprecazioni che possediamo nel nostro bagaglio culturale, se ci capita di riguardare la linea dell'orizzonte e ci accorgiamo che nel frattempo il sole non si vede più, pensiamo: "addio appuntamento"!
Che peccato, non siamo riusciti a trasformare un piccolo incidente di percorso in una occasione che la nostra buona sorte ci aveva regalato per permetterci di godere di uno degli spettacoli più emozionanti che che la natura ci offre: un tramonto!
COME AVREMMO POTUTO AFFRONTARE LO STESSO EVENTO
Immaginate adesso per un attimo come avremmo potuto vivere la nostra piccola disavventura se non fossimo stati condizionati dal fatto di essere figli del nostro tempo.
Siamo in macchina e percorriamo una strada che fiancheggia il litorale di una spiaggia, abbiamo un appuntamento d'affari e non vogliamo arrivare in ritardo, neanche uno sguardo al mare che si srotola alla nostra sinistra, ma... un ronzio sordo e poi la macchina si ferma! Proviamo a riavviarla, niente da fare. Chiamiamo il carro a attrezzi e ci accorgiamo che che anche la batteria del nostro telefonino ha esalato l'ultimo respiro. Pazienza, siamo isolati, che fare?
Finalmente ci accorgiamo che a poche centinaia di metri c'è un accesso al litorale sabbioso. Dimenticandoci l'appuntamento, il carro attrezzi che tarda, il telefonino muto, raggiungiamo la spiaggia, ci togliamo le scarpe e ci avviciniamo verso il mare. Che fortuna, il sole sta per tramontare, finalmente dopo tanti anni (ci ricordiamo dell'infanzia) possiamo goderci un tramonto in santa pace (speriamo che il carro attrezzi ritardi). Ci sediamo in posizione gambe incrociate e, unici spettatori, assistiamo alla magia del sole che tramonta! Man mano che il sole si abbassa sull'orizzonte il mare cambia colore e si tinge di mille riflessi, dal giallo a tutte le sfumature del rosso, fino a quando il sole scompare lasciando un sottile linea rossa! Vi siete dimenticati di tutto, della macchina in panne, dell'appuntamento e del carro attrezzi... che non si è dimenticato di voi!
La voce del meccanico vi scuote dal vostro incanto: "Mi dispiace signore, sono in ritardo!"
Voi lo guardate, gli sorridete e poi ancora emozionati gli dite, balbettando:
" IL MARE HA INGOIATO IL SOLE"
" IL MARE HA INGOIATO IL SOLE"
Questa è una storia dei nostri tempi, ma anche in passato non è che le cose andassero molto diversamente. L'uomo ha spesso creduto che per raggiungere i propri obiettivi (nella storiella che segue, obiettivi spirituali) fosse necessario sacrificare la possibilità di accostarsi alla vita con umiltà e semplicità.
Una storia della tradizione Sufi:
L'uomo che camminava
sull' acqua
Un giorno un derviscio dalla mentalità convenzionale, prodotto di un'austera scuola religiosa, stava passeggiando lungo un corso d'acqua, completamente assorto in problemi teologici e morali, perché quella era la forma che l'insegnamento sufi aveva assunto nella comunità cui apparteneva. Per lui la religione emotiva corrispondeva alla ricerca della Verità Suprema.
All'improvviso il filo dei suoi pensieri fu interrotto da un forte grido: qualcuno stava ripetendo l'invocazione derviscia. "Non serve a niente", si disse, "perché quell'uomo pronuncia male le sillabe. Anziché salmodiare YA HU, dice U YA HU ...".
Il derviscio ritenne allora che fosse suo dovere - lui che aveva studiato con tanto zelo - correggere quel poveretto che sicuramente non aveva avuto l'opportunità di essere guidato nel modo giusto, e che probabilmente faceva solo del suo meglio per entrare in armonia con l'idea sottesa nei suoni.
Noleggiata una barca, remò in direzione dell'isola donde sembrava provenire la voce.
In una capanna di canne scorse, seduto per terra, un uomo vestito da derviscio che si dondolava al ritmo della ripetizione della formula iniziatica. "Amico mio", gli disse, "la tua pronuncia è sbagliata. Mi incombe dirtelo perché è meritevole dare consigli e altrettanto meritevole accettarli. Ecco come devi pronunciare". E glielo spiegò.
"Grazie", disse l'altro con umiltà.
Il primo derviscio risalì in barca, molto soddisfatto di aver compiuto una buona azione. Dopo tutto, non è detto che colui che riesce a ripetere correttamente la formula sacra possiede anche il potere di camminare sulle acque? Il derviscio non aveva mai visto nessuno compiere un simile prodigio, ma aveva sempre sperato, per qualche ragione, di riuscirci prima o poi.
Dalla capanna non arrivava più alcun suono; tuttavia, era convinto che la lezione aveva dato i suoi frutti.
Fu allora che udì un U YA pronunciato con esitazione: il derviscio dell'isola si era messo nuovamente a pronunciare la formula a modo suo ...
Mentre il primo derviscio era assorto nelle sue riflessioni, meditando sulla perversità degli uomini e sulla loro cocciutaggine nel perseverare nell'errore, i suoi occhi scorsero uno strano spettacolo: il derviscio della capanna aveva lasciato la sua isola e stava venendo verso di lui camminando sulla superficie dell'acqua ...
Stupefatto, smise di remare. L'altro lo raggiunse e si rivolse a lui con queste parole: "Fratello, perdonami se ti importuno, ma sono venuto a pregarti di insegnarmi ancora una volta il modo corretto di ripetere l'invocazione, perché ho difficoltà a ricordarlo".
All'improvviso il filo dei suoi pensieri fu interrotto da un forte grido: qualcuno stava ripetendo l'invocazione derviscia. "Non serve a niente", si disse, "perché quell'uomo pronuncia male le sillabe. Anziché salmodiare YA HU, dice U YA HU ...".
Il derviscio ritenne allora che fosse suo dovere - lui che aveva studiato con tanto zelo - correggere quel poveretto che sicuramente non aveva avuto l'opportunità di essere guidato nel modo giusto, e che probabilmente faceva solo del suo meglio per entrare in armonia con l'idea sottesa nei suoni.
Noleggiata una barca, remò in direzione dell'isola donde sembrava provenire la voce.
In una capanna di canne scorse, seduto per terra, un uomo vestito da derviscio che si dondolava al ritmo della ripetizione della formula iniziatica. "Amico mio", gli disse, "la tua pronuncia è sbagliata. Mi incombe dirtelo perché è meritevole dare consigli e altrettanto meritevole accettarli. Ecco come devi pronunciare". E glielo spiegò.
"Grazie", disse l'altro con umiltà.
Il primo derviscio risalì in barca, molto soddisfatto di aver compiuto una buona azione. Dopo tutto, non è detto che colui che riesce a ripetere correttamente la formula sacra possiede anche il potere di camminare sulle acque? Il derviscio non aveva mai visto nessuno compiere un simile prodigio, ma aveva sempre sperato, per qualche ragione, di riuscirci prima o poi.
Dalla capanna non arrivava più alcun suono; tuttavia, era convinto che la lezione aveva dato i suoi frutti.
Fu allora che udì un U YA pronunciato con esitazione: il derviscio dell'isola si era messo nuovamente a pronunciare la formula a modo suo ...
Mentre il primo derviscio era assorto nelle sue riflessioni, meditando sulla perversità degli uomini e sulla loro cocciutaggine nel perseverare nell'errore, i suoi occhi scorsero uno strano spettacolo: il derviscio della capanna aveva lasciato la sua isola e stava venendo verso di lui camminando sulla superficie dell'acqua ...
Stupefatto, smise di remare. L'altro lo raggiunse e si rivolse a lui con queste parole: "Fratello, perdonami se ti importuno, ma sono venuto a pregarti di insegnarmi ancora una volta il modo corretto di ripetere l'invocazione, perché ho difficoltà a ricordarlo".
* * *
http://www.sufi.it/sufismo/Mulla_Nasruddin/camminava_acqua.htm
venerdì 23 dicembre 2011
Dio è morto!
125. L’uomo folle. – Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione piú grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “Vengo troppo presto – proseguí – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest’azione è ancora sempre piú lontana da loro delle piú lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta!”. Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?”.
Dio è morto!
Per Nietzsche la morte di Dio significava, metaforicamente, che l'uomo finalmente poteva dedicarsi allo sviluppo delle sue abilità creative, senza dover sottostare a delle concezioni pre-confezionate da una morale religiosa che ha avuto ed ha come scopo principale quello di tenere prigioniero l'uomo, imponendogli una fede che non può essere messa in discussione e che impedisce all'uomo stesso di porre le basi per una sua ricerca personale.
L'abbandono di questa fede permetterebbe agli uomini di smettere di guardare ad un regno soprannaturale dando loro la possibilità di iniziare a comprendere il valore di questo mondo pieno di contraddizioni ma nel quale si muovono quotidianamente.
Lo stesso Nietzsche nei "Frammenti postumi" asserisce che:<<>.
Certo, una sfida, un azzardo ma che potrebbe portare l'uomo alla "rivalutazione di tutti i valori".
Dio è morto!
Per Nietzsche la morte di Dio significava, metaforicamente, che l'uomo finalmente poteva dedicarsi allo sviluppo delle sue abilità creative, senza dover sottostare a delle concezioni pre-confezionate da una morale religiosa che ha avuto ed ha come scopo principale quello di tenere prigioniero l'uomo, imponendogli una fede che non può essere messa in discussione e che impedisce all'uomo stesso di porre le basi per una sua ricerca personale.
L'abbandono di questa fede permetterebbe agli uomini di smettere di guardare ad un regno soprannaturale dando loro la possibilità di iniziare a comprendere il valore di questo mondo pieno di contraddizioni ma nel quale si muovono quotidianamente.
Lo stesso Nietzsche nei "Frammenti postumi" asserisce che:<
Certo, una sfida, un azzardo ma che potrebbe portare l'uomo alla "rivalutazione di tutti i valori".
giovedì 22 dicembre 2011
Altra storia kafkiana 2! di Franco Guglielmino
Ma tutte a me devono capitare?
Vi scrivo dal Gleno, il carcere di Bergamo, è notte fonda! Mi hanno concesso l'uso del mio portatile, dopo averlo smontato per accertarsi che non ci fossero dentro delle lime!
I FATTI
Questa mattina, povero ignaro, apro, prima d'uscire per andare a prendere il giornale, la cassetta della posta. Normale, no? Sarebbe stato normale se non avessi trovato una lettera della mia banca che, per ovvi motivi, non cito! Già di guai ne ho abbastanza...
Con questa lettera la banca mi informava che avrebbero chiuso gli sportelli di via tal dei tali e mi avrebbero passato il conto corrente (perennemente in rosso... che volete farci? sono un nostalgico!) nella nuova filiale in piazza ....e che dal 23.01.2012 sarebbero cambiate coordinate bancarie, numero di conto, bancomat, codici vari, ecc. ecc. Va bene penso io, tanto fanno tutto loro!
Poi rileggo bene: "da via tal dei tali" ma caspita! è da quasi due anni che io non ho più il conto in quella filiale avendolo trasferito in via tali e quali presso una filiale più vicina a casa!
Se fossi stato uno strafottente avrei dovuto cestinare la lettera pensando: avranno sbagliato! possibile che una banca moderna, efficiente, guerrafondaia quanto basta, non abbia registrato il trasferimento del mio c.c.? impossibile!!!
Ma, ahimè, non sono uno strafottente! quindi mi armo di santa pazienza e dopo aver aspettato per un ora un autobus di linea che non arriva, raggiungo a piedi (per la gioia del mio amico mr. parki) la filiale di via tal dei tali (2 km. a piedi) mi metto in fila e quando arriva il mio turno mostro la lettera al funzionario , gli spiego i fatti e questi, mi guarda come se fossi un marziano e mi chiede: "ma lei è sicuro che non ha più il conto presso la nostra filiale?" Ma certo che sono sicuro! e gli sciorino i miei dati: generalità, numero di conto, coordinate bancarie e in più il libretto degli assegni rilasciato dalla mia attuale filiale!
Finalmente, anche se non molto convinto, controlla al computer, parla con il suo capo sezione che a sua volta parla con il direttore e infine mi dice: "Signore lei ha ragione, probabilmente il computer non ha registrato la variazione ma, purtroppo, lei risulta ancora cliente di questa filiale anche se ha tutte le coordinate bancarie dell'altra filiale". "E allora?" chiedo io in crescente stato di agitazione! "Non si preoccupi, abbiamo apportato le dovute correzioni ma...(comincio a sudare freddo) è bene che lei si rechi subito presso la sua attuale filiale con questa lettera e faccia controllare anche i loro dati, non si sa mai! Perché se i colleghi avessero, per caso sbagliato a fare qualche passaggio, noi saremmo costretti a trasferire il suo conto presso la nuova filiale di piazza ....." "Ma come?" trasferire cosa? un conto che non esiste più?" dico io. Il funzionario, mi guarda bonariamente e poi ammiccando mi risponde: "Si fidi, faccia come le sto dicendo, se non vuol rischiare il passaggio automatico del suo c.c. dalla sua attuale filiale alla nuova che stiamo aprendo!"
Mi sento tanto il rag. Fantozzi, ringrazio, mi riprendo la lettera e corro (si fa per dire), altri 2 km. a piedi, per raggiungere la mia filiale. L'addetto che segue la mia situazione bancaria sta parlando al telefono, aspetto educatamente e dopo circa mezzora, finalmente, mi fa accomodare e dopo aver ascoltato tutta la storia, legge la lettera, fa dei controlli al computer, parla con il suo capo sezione che a sua volta sottopone il caso al direttore e infine con bel sorriso stereotipato mi conferma che da loro tutte le registrazioni sono state fatte correttamente! L'errore sicuramente è dipeso dalla filiale di via tal dei tali e mi consiglia di ritornare da loro con la lettera, che nel frattempo, era diventata sudicia per essere passata da chissà quante mani, per comunicare al funzionario di controllare meglio! "Ma non può chiamare al telefono il suo collega?" mi azzardo a dire. "Ma che dice, signore, è una faccenda delicata. C'è in gioco il prestigio della nostra banca" mi risponde il funzionario "metta il caso che i nostri telefoni siano sotto controllo? Sa, è da poco che hanno arrestato il nostro Presidente (e qui fa un leggero inchino) e con i tempi che corrono non si può mai sapere!" Rassegnato, mi riprendo la lettera, e mi trascino, ancora 2 km. a piedi (ai mezzi pubblici ho rinunciato) fino alla filiale di via tal dei tali!
Arrivo stremato, è quasi l'ora di chiusura, ma il funzionario con il quale avevo parlato prima, mi riconosce (forse gli faccio pietà) e mi fa accomodare e dopo aver ascoltato l'esito del colloquio avuto con il suo collega, mi blocca e con un sorriso mi dice " Lo sapevo che gli avrebbero risposto così! infatti, dopo che lei è andato via, ho fatto ulteriori controlli e le posso assicurare che l'errore non è nostro! Lei adesso si riprende la sua lettera e ritorna ...." non lo lascio finire, mi alzo come un automa ed esco dalla banca... mi sento come Davide contro Golia!
L' EPILOGO
Già Davide! mi ricordo allora di avere in tasca una fionda con tre sassolini, li porto con me da quando ero un ragazzo (come difesa personale), esco dalla banca e con una mira micidiale centro il mio Golia: tre vetrine di cristallo che vanno in frantumi, minimo cento mila pezzi!
Il resto è normale routine: ecco perché finisco di scrivere queste mie note dal Gleno, il carcere di Bergamo!
giovedì 15 dicembre 2011
Se la nostra mente...
" Se la nostra mente fosse un PC e potessimo riprogrammarla, quali ricordi lasceremmo e quali cancelleremmo per sempre?"
E da qualche giorno che ci penso! come sarebbe bello poter riprogrammare la nostra mente: eliminare qualche virus di troppo, sostituire sistema operativo, cancellare cartelle ingiallite e via di questo passo!
Quali ricordi lascerei? Ma che domanda è? Verrebbe spontaneo rispondere: Tutti!
Ma siamo sicuri? Cominciamo dall'inizio: "in principio era il Verbo!" cominciamo bene.... accorciamo i tempi, è meglio!
I RICORDI CHE LASCEREI (una breve selezione)
- 19 gennaio 1942 Questo non è proprio un mio ricordo originale, mi è stato raccontato: alle 11 si sente un vagito (non ero muto, almeno questo....), una ragazzina di dodici anni esce da scuola e sfidando i bombardamenti alleati si precipita correndo a casa per conoscere il suo fratellino tanto atteso (atteso da lei, perché mia madre per tutto il periodo della gravidanza pianse perché non voleva questo figlio, si sentiva troppo vecchia!). Arrivata a casa, mia sorella Ada mi prende in braccio, mi guarda negli occhi, la guardo e fu amore a prima vista!
- Asilo: il mio primo amore! Mi innamorai di due gemelle, le sorelle Bertelli, due gocce d'acqua. Ma una delle due mi piaceva di più perché aveva un piccolo neo sotto il tallone sinistro (lo vidi per caso, un giorno che si era fatta male al piede e la suora le tolse il calzino per massaggiarglielo, il piede naturalmente). Non mi dichiarai mai per paura di sbagliare gemella! non potevo certo chiederle di togliersi il calzino per controllare! Così mi rassegnai!
-Scuole elementari: la portinaia del collegio, signorina Cambria, "Le Verginelle al Borgo". Il primo giorno di scuola non volli entrare in classe e mi rifugiai nelle braccia della signorina Cambria (che mi conosceva dai tempi dell'asilo), una donna dolce quanto brutta, e per sette giorni nessuno riusci a schiodarmi dai locali della portineria! C'è da dire che godevo dei privilegi, mia sorella Ada insegnava in quel collegio a tempo pieno e non pagata (accumulava punteggi per il concorso di maestra nelle scuole pubbliche); uno sfruttamento in piena regola!
-Ancora scuole elementari: la maestra Lina (altra sfruttata!). Mi innamorai di lei perdutamente e per cinque lunghi anni fu un amore non corrisposto! Il primo di una lunga serie...
-Scuole medie: il professore Ettore Solarino. Era il mio insegnante di lettere, devo a lui il mio amore (non sempre corrisposto) per la lingua italiana e per la poesia!
-Scuole superiori: una eccitante prof di francese (veramente arrapante) e quella di lettere (una nanerottola).
Mi ricordo di più quest'ultima e un preciso particolare: dovevamo studiare a memoria il V canto dell'Inferno, quello relativo alla storia di Paolo e Francesca. Lo imparai talmente bene che il giorno della interrogazione glielo recitai con tale passione che quando arrivai ai versi:
"« Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante."
la prof, mi interruppe e senza chiedermi il commento mi mandò al banco con un bel 7 (il massimo voto che dava).
- Amicizie: Candido e Franco Guarino. Dell'amicizia con il primo ne ho già parlato in un altro articolo su questo blog. Del secondo avrei molto da dire, ma non è il caso! Era nato poliomielitico, trascinava metà del corpo, insieme giravamo i bordelli e qualche volta anche le osterie (e si, non sono sempre stato santo, lo sono diventato dopo): mori ancora giovane di cirrosi epatica!
-Amori giovanili: Sandra, una ragazza dagli occhi verdi! Le scrivevo una poesia al giorno, all'inizio una meraviglia, poi cominciò ad usarle come carta igienica e infine si fece mettere incinta da un ragazzotto!
Altri amori? dovrebbero fare parte del capitolo: ricordi da cancellare! Quindi è meglio lasciare andare!
Mi fermo qui, altri ricordi sono troppo personali e intimi o troppo recenti!
Per i ricordi che cancellerei, vi rimando ad una prossima puntata! Già vi ho rotto i "maroni" abbastanza!
martedì 13 dicembre 2011
Jim Morrison (James Douglas Morrison)
Secondo Morrison, uno dei più importanti eventi della sua vita avvenne nel 1947 durante un viaggio con la famiglia nel Nuovo Messico. Egli descriveva così questo fatto:
| « La prima volta in cui ho scoperto la morte... io, mia madre, mio padre, mia nonna e mio nonno stavamo viaggiando in auto attraverso il deserto all'alba. Un camion carico di Indiani Navahos aveva sbattuto contro un'altra auto o qualcos'altro: c'erano Indiani insanguinati che stavano morendo sparsi per tutta la strada. Ero solo un bambino e per questo dovetti restare in macchina mentre mio padre e mio nonno scesero a guardare. Tutto ciò che vidi fu una divertente vernice rossa e della gente distesa attorno, ma sapevo cosa stava succedendo, perché riuscivo a sentire i fremiti delle persone intorno a me, e all'improvviso capii che loro non sapevano più di me cosa stava accadendo. Quella fu la prima volta che ebbi paura... ed ebbi la sensazione, in quel momento, che le anime di quegli Indiani morti - forse una o due di esse - stavano correndomi intorno, ed entravano nella mia anima, e io ero come una spugna,pronto a sedermi là e assorbirle » Cantante, poeta, musicista, genio, sregolatezza ? Forse tutte queste cose insieme ma penso principalmente che Jim fosse un essere umano, geniale si, ma con tutte le contraddizioni portate alle estreme conseguenze! Nella storia dell'umanità ogni tanto ne nasce qualcuno e sicuramente lascia il segno. Spesso questi personaggi muoiono giovani, come Jim, e allora l'uomo diventa leggenda! | |
Jim Morrison - Lo scandaloso concerto di Miami
Il monologo sovversivo, esasperato dai fumi dell'alcol, di un Jim Morrison in preda a furore dionisiaco, nel corso del concerto a Miami del 1° marzo 1969 che degenerò in una sommossa del pubblico e costò al cantante una denuncia per oscenità.
Autoascolto
A volte indugio ascoltando
La macchina vitale che
Mi pulsa nel corpo:
Sento il battito cardiaco
Ritmare lievi colpi sordi,
Seguo il flusso sanguigno
Percependone il tepore,
Avverto il palpito delle
Viscere e il vellicare
Della peluria rada
e i guizzi muscolari
e la rigidità delle ossa.
Ogni volta l'auscultazione
Finisce con lo smarrimento
Nelle pozze dei pensieri,
Umori che come acque ferme
Mi ristagnano nel cervello.
Jim Morrison il poeta
La Vita di Jim Morrison
Jim Morrison nacque l'8 dicembre 1943 a Melbourne in Florida da un ufficiale di marina e da un casalinga. Cantante, poeta, film-maker, è stato soprattutto una leggenda della musica.
Voce leader dei Doors, è stato uno dei principali riferimenti per intere generazioni di giovani negli anni della guerra del Vietnam, dell'assassinio dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King. Animale da palcoscenico, eroe maledetto, angelo ribelle, il Re Lucertola - Lizard King - è stato profeta della libertà. Per i suoi inviti alla trasgressione l'FBI ha aperto un dossier su di lui, e nel 1969 è stato perfino arrestato per oscenità. La sua morte precoce nel 1971 lo ha trasformato in un mito: da allora le raccolte dei Doors continuano ad andare a ruba, e ogni anno migliaia di giovani si recano in pellegrinaggio sulla sua tomba nel cimitero di Père Lanchaise a Parigi.
Di famiglia medio borghese, aveva due fratelli ai quali non si sentì mai particolarmente legato. Trascorse la sua infanzia cambiando spesso paese a causa dei trasferimenti di suo padre, uno dei motivi che lo hanno sempre immerso in un contesto di solitudine. Tra lui e la sua famiglia non correvano buoni rapporti così appena fu possibile se ne andò per frequentare l'università cinematografica dell'UCLA.
Si può dire che fu proprio durante gli studi universitari che Morrison si creò la prima vera cerchia di amici. L'humus e le possibilità che regnavano nell'ateneo e nel frequentare le lezioni gli davano infatti l'opportunità di conoscere un numero straordinario di persone. Inoltre, fu proprio frequentando l'Università che incontrò un futuro compnente dei Doors, il chitarrista e compositore Roy Manzanek, il quale coinvolse Morrison nelle sue già avviate attività musicali, come quella di apparire per gioco in alcuni concerti organizzati da lui.
L'idillio però non durò a lungo, poichè Morrison abbandonò l'università dopo che un suo cortometraggio fu rifiutato per una apparizione al "Royce Hall".
Iniziò così a frequentare la spiaggia di Venice, luogo che vide la nascita di molte canzoni come "Hello, I love you" e "End of the night". Formò poi un gruppo appunto col suo amico di università Ray e decise di chiamarlo "the Doors", nome ricavato dalle strane elucubrazioni che Morrison era solito fare: egli infatti sosteneva esistessero nel mondo il noto e l'ignoto, e che questi due mondi fossero divisi da una sorta di porta: ed è proprio una di queste "porte" comunicanti che lui voleva essere.
Intanto, il cantante era arrivato ormai al punto di prendere pasticche di LSD con grande facilità, arrivando a fare azioni bizzarre e discutibili, come quella di andare nel deserto per provare la mescalina nella sua forma pura: aveva letto che, secondo alcuni studi, dava effetti di vera follia...
Esplosi i Doors con il primo, splendido album (uno dei migliori esordi della storia del rock), Morrison divenne per milioni di fan un'avvincente ribelle, mentre per l'America benpensante rappresentava una sorta di pericolo pubblico. La sua vita "sentimentale", sempre molto affollata, era minata da comportamenti lunatici ed imprevedibili: passava da una calma assoluta ad attacchi improvvisi di violenza. Nel 1970 Jim sposò Patricia, una delle sue donne, con un matrimonio "Wicca" (un rituale che corrisponde ad una specie di unione cosmica). Il matrimonio, come prevedibile, non durò a lungo, a causa dell'inesausta "poligamia" di Morrison.
Dopo una vita all'insegna di eccessi di tutti i tipi, Morrison si spense il 3 luglio 1971, a soli 27 anni, generando da quel momento un'infinità di pettegolezzi e false notizie circa le modalità (o addirittura la veridicità) della sua scomparsa. Le cause della sua morte infatti sono tuttora ignote: Pamela Carson, la sua compagna del momento, morta oltretutto di overdose tre anni dopo di lui, disse solo di averlo trovato morto nella vasca da bagno. Quando gli amici arrivarono a Parigi, poi, la bara era già chiusa. Non poterono dunque vedere il cadavere del cantante ma solo visionare il suo certificato di morte. L'autopsia non fu fatta. Il certificato medico parla genericamente di "morte naturale" per arresto cardiaco.
A Parigi, nella Ville Lumiere, si era trasferito quattro mesi prima assieme alla sua ragazza. Ne aveva abbastanza dei Doors e della California, malgrado la band gli avesse dato fama e ricchezza. Voleva costruirsi una nuova vita come poeta. "Il rock è morto", ripeteva.
Oggi la sua tomba nel cimitero parigino Pére Lachaise è un monumento nazionale e viene visitato da una media di cento fans al giorno.
dal sito biografieonline.it
martedì 29 novembre 2011
Una mattinata kafkiana
Una storia surreale
Ci sono certe giornate che iniziano male e finiscono peggio, quella di oggi è stata una di queste!
Mi alzo più presto del solito dal momento che ho un appuntamento con la mia psichiatra, la vado a trovare periodicamente perché mi piace farla sentire utile: con il mestiere che fa ha bisogno ogni tanto di qualcuno che le dia una mano!
Faccio la mia solita colazione a base di semi di lino, semi di sesamo e di zucca, il tutto tritato insieme a semi di cereali crudi e poi frullato con mezzo
limone, una piccola banana , un cucchiaio di latte di riso e, siccome mi
voglio bene, aggiungo del tofu (mi capite perché ogni tanto mi capita di essere avvilito) e poi do una occhiata al computer di mia moglie, che è acceso e scopro di essere uno zombi (cosi mi ha definito nella bacheca del Funambolo): a questo punto vorrei tornare a letto, ma ho quell'appuntamento!
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| Crema Budwig |
limone, una piccola banana , un cucchiaio di latte di riso e, siccome mi
voglio bene, aggiungo del tofu (mi capite perché ogni tanto mi capita di essere avvilito) e poi do una occhiata al computer di mia moglie, che è acceso e scopro di essere uno zombi (cosi mi ha definito nella bacheca del Funambolo): a questo punto vorrei tornare a letto, ma ho quell'appuntamento!
Guardo l'orologio e scopro di essere maledettamente in ritardo; mi lavo i denti (mister parki ci mette del suo e mi ostacola più del solito) e dopo essermi sciacquato la faccia come un gatto, mi vesto e di corsa ( si fa per dire) raggiungo l'ospedale.
Ho l'appuntamento alle 10,30 e alle 10,32 sono già nella sala d'aspetto della mia amata dottoressa. Mi sento tremendamente in colpa per essere arrivato in ritardo! I sensi di colpa mi hanno accompagnato da sempre, o meglio dalla più tenera età, e negli anni sono aumentati in misura esponenziale: mi sento come il personaggio di quella storia del mandarino cinese, infatti ogni volta che mi capita di premere un campanello sono sicuro che in cina qualcuno muore!
Ho l'appuntamento alle 10,30 e alle 10,32 sono già nella sala d'aspetto della mia amata dottoressa. Mi sento tremendamente in colpa per essere arrivato in ritardo! I sensi di colpa mi hanno accompagnato da sempre, o meglio dalla più tenera età, e negli anni sono aumentati in misura esponenziale: mi sento come il personaggio di quella storia del mandarino cinese, infatti ogni volta che mi capita di premere un campanello sono sicuro che in cina qualcuno muore!
Ed è per questo motivo che nella mia borsa da passeggio di cotone ecologico porto sempre un cilicio e una capiente busta con della cenere da spargere sulla mia testa alla occorenza, non si può mai sapere...
Riprendo la storia: attendo con pazienza nella sala d'attesa e a mezzogiorno comincio ad avere qualche dubbio, ho ritardato di 2 minuti e la mia dottoressa non mi ha aspettato! si, mi dico, deve essere andata proprio così. Ma poi penso "forse stara visitando qualche altro paziente" e decido di bussare alla porta dello studio, nessuna risposta! cerco di aprire la porta: è chiusa a chiave!
E' colpa mia mi dico, sono arrivato in ritardo! Allora sento il bisogno di scusarmi e così decido di chiamare la segreteria del progetto "Lampadina", si, è questo è il nome che la regione L.........ha dato a questa iniziativa di indagine cognitiva intorno e dentro il nostro cervello. Dopo un po che il telefono squilla, una voce registrata mi informa che la segreteria è aperta il martedì se cade di giorno dispari, il mercoledì se di giorno pari e gli altri giorni, escluso il lunedì, fino al venerdì, se la segretaria ha voglia di rispondere!
A questo punto una persona normale se ne sarebbe tornata a casa, ma io no!
Giro tutto l'ospedale per trovare il padiglione psichiatrico (il progetto "Lampadina" ha sede presso un distaccamento) nella speranza di trovare qualcuno della segreteria per giustificarmi del mio ritardo e se è il caso, di fustigarmi con il mio cilicio!
Giro tutto l'ospedale per trovare il padiglione psichiatrico (il progetto "Lampadina" ha sede presso un distaccamento) nella speranza di trovare qualcuno della segreteria per giustificarmi del mio ritardo e se è il caso, di fustigarmi con il mio cilicio!
Finalmente raggiungo il padiglione del psichiatrico, una struttura tubolare, moderna ma un po paranoica (d'altronde!), mi precipito a piano terreno e naturalmente la segreteria del laboratorio "Lampadina" è chiusa; salgo le scale di corsa (gli ascensori sono tutti chiusi a chiave) e finalmente, all'ultimo piano trovo due infermiere, e siccome sono un insicuro cronico, chiedo: "questo è il pianeta terra e oggi è il 28.11.2011?" Una delle due infermiere mi guarda e sorride: "Si, aveva bisogno?" Ed io comincio a raccontare la storia dell'appuntamento, dei due minuti di ritardo, della segreteria trovata chiusa e in preda ad una forma di parossismo sempre più crescente, per paura di non essere creduto, cerco il biglietto con la prenotazione ma non lo trovo (la mia borsa ecologica è come quella delle donne,nasconde tutto) e allora rovescio su una panca della saletta tutto il contenuto della borsa: un cilicio, una raccolta di immaginette di santi, una raccolta di figurine di donnine nude, un libretto di aforismi zen, un sacchetto di cenere che si rovescia sul pavimento e il Libro Tibetano dei Morti! Della prenotazione nessuna traccia!
Noto un sorrisetto nello sguardo delle due infermiere, poi una si allontana e dopo un po arrivano due energumeni vestiti di bianco che con perizia professionale mi sollevano e mi portano in una sala con al centro un lettino. Io non capisco, cerco di spiegare loro l'accaduto e loro con modi energici mi dicono "va tutto bene, sei in buone mani" e nel frattempo, visto il mio stato di agitazione crescente, mi legano al lettino con delle robuste cinghie! e poi, vanno via.
Passa qualche ora e finalmente entra un altro infermiere: ma questo lo conosco è Robby, il mio tutor del progetto "Lampadina" che mi dice: "ciao Franco, ti trovo bene! ma che ci fai qui? non sei pericoloso!"
Io gli spiego i fatti dall'inizio e allora mi libera dai legacci e poi si offre di aiutarmi. Io gli dico soltanto che vorrei scusarmi con la dottoressa per il mio ritardo e Robby mi tranquillizza: "Calmati Franco, adesso cerco io la dottoressa e glielo spiego" Prende il telefonino, fa diversi numeri, parla con qualcuno e poi mi dice: "Oggi la dottoressa si è sentita male e non è venuta al lavoro, ma siccome la segreteria è chiusa il lunedì, non ha potuto annullare gli appuntamenti. Se vuoi puoi tornare a casa o se preferisci restare qui, c'è ancora qualche stanza libera!" Robby è un ragazzo affettuoso, lo ringrazio: "No grazie, preferisco tornare a casa. Sarà per un'altra volta."
Ritorno a casa alle quattro del pomeriggio e mia moglie incazzata mi dice: "Potevi anche avvisarmi che non saresti venuto a pranzo!"
Io la guardo e balbetto: " Ma ero in ritardo di soli due minuti!"
Noto un sorrisetto nello sguardo delle due infermiere, poi una si allontana e dopo un po arrivano due energumeni vestiti di bianco che con perizia professionale mi sollevano e mi portano in una sala con al centro un lettino. Io non capisco, cerco di spiegare loro l'accaduto e loro con modi energici mi dicono "va tutto bene, sei in buone mani" e nel frattempo, visto il mio stato di agitazione crescente, mi legano al lettino con delle robuste cinghie! e poi, vanno via.
Passa qualche ora e finalmente entra un altro infermiere: ma questo lo conosco è Robby, il mio tutor del progetto "Lampadina" che mi dice: "ciao Franco, ti trovo bene! ma che ci fai qui? non sei pericoloso!"
Io gli spiego i fatti dall'inizio e allora mi libera dai legacci e poi si offre di aiutarmi. Io gli dico soltanto che vorrei scusarmi con la dottoressa per il mio ritardo e Robby mi tranquillizza: "Calmati Franco, adesso cerco io la dottoressa e glielo spiego" Prende il telefonino, fa diversi numeri, parla con qualcuno e poi mi dice: "Oggi la dottoressa si è sentita male e non è venuta al lavoro, ma siccome la segreteria è chiusa il lunedì, non ha potuto annullare gli appuntamenti. Se vuoi puoi tornare a casa o se preferisci restare qui, c'è ancora qualche stanza libera!" Robby è un ragazzo affettuoso, lo ringrazio: "No grazie, preferisco tornare a casa. Sarà per un'altra volta."
Ritorno a casa alle quattro del pomeriggio e mia moglie incazzata mi dice: "Potevi anche avvisarmi che non saresti venuto a pranzo!"
Io la guardo e balbetto: " Ma ero in ritardo di soli due minuti!"
martedì 22 novembre 2011
Ritrovarsi ....su facebook!
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| Catania - Chiesa di S.Agata al Borgo |
Questa sera, su facebook, una persona mi ha chiesto l'amicizia, il pseudonimo della sua bacheca mi è piaciuto e gli ho risposto subito accettando la sua richiesta e comunque io per indole non rifiuto mai l'amicizia a nessuno.
Dopo qualche minuto ricevo un messaggio:"Sei Franco? abitavi a Catania in via Empedocle?"
Rispondo: "Si, ma tu chi sei?" Ero perplesso perché la sua bacheca era priva di qualsiasi informazione!
"Sono Candido!" Ho pensato subito al Candido di Voltaire e mi sono detto, fra me e me, "va bene che sei dopato, ma sarebbe la prima volta che il personaggio di un libro si presenti su fb! e chieda proprio di te!"
"Candido e poi?" chiedo io. Risposta: "Sono Candido P............" (per rispetto della privacy)
Un tuffo nel passato!
Tutto d'un tratto sono entrato in un tunnel della memoria e mi sono visto proiettato all'indietro nel tempo di almeno 50 anni. Si, perché con Candido ho passato gli anni più belli della mia giovinezza!
Amici, come si può essere amici a 15 anni, senza riserve, senza se e senza ma! Con la testa affollata di sogni e nel nostro caso di letture in comune, Garcia Lorca in particolare, Cervantes, Machado, i poeti maledetti francesi, Verga, Pirandello (non temete non ve li cito tutti!) e poi, la musica ...il ticchettio del flamenco, i lamenti del fado, i ritmi delle isole greche, le nenie delle melodie arabe...
Vi starete chiedendo, a 15 anni? E si, avete ragione, eravamo dei ragazzi diciamo un po particolari e diciamolo pure...un po strani!
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| Vialetto della Villa Bellini di Catania |
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| Piazza del Borgo fontana dea Pallade |
Dopo i primi convenevoli ... ma possibile? Candido sei proprio tu? è da una vita che non ci sentiamo e bla, bla, bla...abbiamo cominciato a scrivere di noi, di come siamo adesso, lui sei anni fa ha subito un intervento al cuore (sei ore sotto i ferri) ed io con il morbo di parkinson... che allegria! Ci siamo scambiate le notizie sulle nostre rispettive famiglie, di cosa abbiamo fatto da grandi, ecc., ma di fretta, perché quello che ci interessava veramente era poter fare un tuffo nel passato... insieme.
Abbandonato facebook (che non finirò mai di ringraziare) ci siamo parlati al telefono!
Insieme nel passato...
Ho riconosciuto immediatamente la sua voce, sempre la stessa, e... all'improvviso ci siamo ritrovati in via Etnea (inutile che vi dica dove si trovi, a Catania naturalmente!) e abbiamo ripreso un discorso interrotto appena 50 anni fa e sul quale non eravamo d'accordo, ci siamo accalorati (succedeva di frequente) e dopo aver macinato chilometri di strada, mi ha accompagnato a casa (abitavo vicino a quella chiesa della foto in alto )...ma la mia casa non c'era più!
Ci siamo guardati negli occhi, un po smarriti, e ci siamo resi conto di essere caduti per qualche attimo nella trappola dei ricordi che il Tempo ci aveva accuratamente preparato!
Ci siamo salutati e abbiamo ripreso la nostra strada....
Ma che razza di storia è questa? Mah....
lunedì 21 novembre 2011
Astrologia...approccio cognitivo
Quando si parla di astrologia il pensiero corre alle pagine degli oroscopi riportate nelle riviste, almanacchi e simili!
Tutto ciò non è astrologia!
Basta pensare che gli oroscopi pubblicati sui giornali tengono conto soltanto della posizione giornaliera del Sole nei vari segni zodiacali rapportata alla posizione dello stesso al momento della nascita!
Ma oltre al Sole, una carta del cielo contiene le posizioni dei pianeti nei segni e relative influenze, ascendente, case astrologiche, punti sensibili dello Zodiaco es. nodo-lunare, luna nera ecc., posizione delle stelle fisse ecc. Di tutti questi elementi l'astrologia non solo tiene conto della loro posizione all'interno del cerchio zodiacale ma anche del rapporto angolare (aspetti astrologici) che hanno fra di loro (congiunzioni, quadrature, opposizioni, sestili, ecc.).
Insomma l'astrologia è una cosa seria e ritengo che il tema natale di ogni individuo sia una sorta di DNA con tutti quegli elementi di base che tendenzialmente concorreranno a formare il carattere di una persona nel corso della vita! E in questo senso può venirci in aiuto per conoscerci meglio dandoci la possibilità di poter modificare, se necessario, alcuni aspetti negativi della nostra personalità!
Questo articolo vuole essere soltanto il primo mattone di una conoscenza che potrà diventare un intero edificio. Si accennerà alla struttura di base dell'astrologia senza entrare nei particolari ma con il solo scopo di stimolare l'interesse di chi legge nei confronti di una materia che pone al centro l'Uomo!
Che cosa si intende per Astrologia ?
Per Astrologia si intende quel complesso di discipline
che studiano i rapporti che esistono fra la vita
umana e le influenze astrali.
Noi dobbiamo partire dal concetto, ormai universalmente
accettato, che tutti i corpi celesti sparsi
nell'immensita dello spazio si influenzano a vicenda
secondo la loro forza e la loro natura, trasmettendo
questa reciproca influenza all'uomo ed agli esseri
viventi sulla Terra.
Tutti gli astri, i pianeti, le stelle fisse, le costellazioni,
seguono un determinato percorso nello spazio
e per conseguenza nello studiare le loro influenze
dobbiamo tener conto del posto da loro occupato in
un dato momento e per un dato luogo di osservazione.
Ci occorre quindi saper disporre un Grafico o
Carta del Cielo che riproduca e rappresenti I'aspetto
della volta celeste per un qualsiasi punto del globo
e per qualsiasi ora, giorno, mese ed anno.
Determinata questa posizione dovremo cercare
di stabilire i rapporti che esistono fra pianeti e pianeti in relazione alla terra, cioè dovremo erigere un Oroscopo.
. La parola Oroscopo nel suo primitivo significato voleva dire: indicatore dell'ora di nascita, e prendendo la parte. per il tutto, il significato si è generalizzato per esprimere Ie predizioni del futuro secondo i dettami dell'Astrologia basati sulla Carta del Cielo eretta come sopra è detto.
Per erigere un Oroscopo è necessario possedere alcune cognizioni di cosmografia e di astronomia che cercherò di esporre brevemente nei loro limiti essenziali.
I principi fondamentali.
Lo Zodiaco - i 12 Segni - I Pianeti
Lo Zodiaco è costituito da quella ideale fascia circolare dell'altezza di 180° che avvolge obbliquamente la Terra e lungo la quale noi vediamo muoversi il Sole ed i pianeti nel loro apparente moto geocentrico. È un Cerchio massimo della Sfera Celeste.
Questo cerchio massimo contiene anche le 12 Costellazioni che influenzano i 12 mesi dell'anno e che vengono percorsi dal Sole nel suo spostamento lungo l'Eclittica, che è in quella linea immaginaria che taglia nel mezzo la fascia zodiacale in due parti uguali di 90° ciascuna.
La circonferenza dello Zodiaco è divisa in 12 parti uguali dette Segni, a partire dal Punto Vernale
situato a 0°dell'Ariete (21 marzo circa) ed ogni Segno è diviso in 30 parti eguali o gradi, ciascuno
dei quali è diviso in 60 minuti, composti ognuno di 60 secondi. Complessivamente quindi lo Zodiaco è diviso in 360°
Questa divisione in 12 Segni non va confusa con l'altra divisione in 12 Costellazioni, quantunque abbiano assunto lo stesso nome.
Non bisogna quindi confondere il Segno zodiacale con la Costellazione che porta il medesimo nome. Il Segno occupa nello Zodiaco un posto fisso e immutabile, mentre la Costellazione si muove percorrendo un movimento suo particolare che si compie in 25,870 anni.
Circa duemila anni fa i Segni coincidevano con le Costellazioni; ora invece, per effetto della Precessione
degli Equinozi non coincidono più, poiché ogni anno l'equinozio di primavera avviene con un anticipo di 52 minuti secondi ed occorre quindi un periodo di circa 26,000 anni per compiere l'intero giro e ricondurle alla loro primitiva posizione,
Attualmente, ad esempio, il Segno dell'Ariete sta per occupare la Costellazione dell'Acquario
poiché la retrogradazione di un segno intero dello Zodiaco di 30° richiede 2156 anni.
Noi in questa introduzione ci occuperemo solo dei Segni, che sono 12.
I 12 Segni sono, come tutti sanno:
I Pianeti sono 10, compresi i due Luminari: Sole e Luna.
In Astrologia si adotta il sistema geocentrico, si pone cioè la Tera al centro del sistema, col Sole che Ie gira attorno.
L'Astrologia antica ignorava l'esistenza di Plutone scoperto il 23 gennaio 1930. Così dicasi di Urano che era stato scoperto il 13 marzo 1881 e di Nettuno scoperto il 18 settembre 1846.
Le osservazioni scientifiche di questi ultimi pianeti sono quindi relativamente recenti e si ritiene che
essi apppartengano ad un secondo gruppo che verrà completato con la scoperta di ulteriori pianeti, confermando cosi le concezioni dell'antica astrologia esoterica che concepiva influenze provenienti da mondi extrasaturniani,
note tratte da un manuale di L.Zainaghi
venerdì 18 novembre 2011
Una green ...story d'amore
Destandosi un mattino da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò tramutato, nel suo letto, in un enorme insetto. Se ne stava disteso sulla ....
a questo punto è intervenuto Mr. Park: "ma che fai, ti metti a copiare; non lo sai che questo
è l'inizio del racconto La Metamorfosi di Kafka?! e con sarcasmo: " tutti eguali voi italiani!....."
"Non raccolgo l'offesa.... certo voi anglosassoni siete tutta un'altra cosa!" Senza accorgersi che lo stavo prendendo per i fondelli, abbozza un sorrisetto e con il cappello in testa trova posto tra alcuni volumi di letteratura inglese posti in cima alla libreria.
Continuo: " lo so che è l'inizio del capolavoro di Kafka, ma grazie anche a te, ho la testa in stato confusionale, e volevo fare una furbata (sono o non sono italiano?): non dico, spacciare La Metamorfosi per una mia storia, nessuno ci avrebbe creduto, ma riempire anche oggi il mio blog con un racconto fantastico". Ma tant'é.......questo è il racconto:
In una splendida mattina di primavera, mi trovai in una posto che non conoscevo, anche se mi sembrava di ricordare qualcosa. Il terreno era "tovagliato", si, sembrava di camminare su una tovaglia decorata con motivi trapezoidali e la cosa più strana, questo terreno o tovaglia che sia, si trovava sopra un mobile, una specie di scarpiera.....
Un momento, per tamponare gli effetti devastanti del parkinson prendo tante medicine e ogni tanto soffro di leggere allucinazioni....Sicuramente si trattava proprio di una allucinazione!
Stavo cercando di ritornare in me quando, non molto distante notai una fontana decorata, un pò "naif", ma gradevole: sentii anche scorrere dell'acqua, non c'erano dubbi si trattava proprio di una fontana. Mi avvicinai e cercai di guardare dentro la fontana, ma senza riuscirci perchè il bordo, alto circa 6/7 centimetri, mi impediva la vista....
Un momento, per tamponare gli effetti devastanti del parkinson prendo tante medicine e ogni tanto soffro di leggere allucinazioni....Sicuramente si trattava proprio di una allucinazione!
Stavo cercando di ritornare in me quando, non molto distante notai una fontana decorata, un pò "naif", ma gradevole: sentii anche scorrere dell'acqua, non c'erano dubbi si trattava proprio di una fontana. Mi avvicinai e cercai di guardare dentro la fontana, ma senza riuscirci perchè il bordo, alto circa 6/7 centimetri, mi impediva la vista....
"Alt!!!"dissi a me stesso, "cosa sta succedendo? se il bordo è alto come io lo vedo ne consegue (normalmente sono abbastanza razionale) che io sono non più alto di un pollice....."
"e te ne accorgi adesso?" a parlare era qualcuno che assomigliava ad un buffo ometto : non mi ero accorto prima della sua presenza perchè era seduto, per terra, semi nascosto da un cespuglio di rovi. Indossava strani vestiti e in testa aveva un cappello fatto con delle foglie di quercia e bacche che lo faceva sembrare più alto di quanto in realtà fosse!
"Dove mi trovo?" gridai angosciato "e tu chi sei?
"Oh, questa è bella, sono uno nano: non si vede? Mi trovavo da queste parti e mi sto riposando dove mi vedi. Il rumore dell'acqua che scorre è molto piacevole" "e tu vai via!"
non lo diceva a me, ma ad un uccellino che si era messo a beccare dentro una bisaccia che lo strano ometto o nanetto aveva presso di sè, per terra.
Restai sbalordito, ma finsi di stare al gioco: "va bene, tu sei un nano e io chi sono Pollicino?"
Dopo avermi degnato di un sguardo: "bè, considerata l'altezza, potresti anche esserlo!"
Rimasi di stucco, ma non volendo darlo a vedere continuai: "Senti amico, mi trovo in una situazione imbarazzante: non sò dove mi trovo e nemmeno perchè sono ...(avrei voluto dire "diventato così piccolo", ma non avrebbe capito!) , perchè sono capitato da queste parti. La mia malattia, che si chiama morbo di Parkinson, spesso mi fa di questi scherzi......" "Ah, sei amico di Mister Parkinson? lo conosco! Posso fare qualcosa per tè" Rimasi sbalordito e senza sapere neanche io il perchè, gli risposi: "Qualcosa potresti fare, non riesco a guardare cosa c'è dentro questa fontana, ma il gorgoglio dell'acqua è così gradevole..... e poi mi sembra di sentire delle voci ...." "Si, si ...il Mister fa di questi scherzi" disse l'ometto quasi infastidito , aggiungendo "dieci talleri!" "Cosa? "
chiesi io. "dieci talleri e ti dò una mano per farti salire sul bordo della vasca" "Ho solo una banconota da 10 euro, e alcune monete da un euro...." risposi, dopo aver svuotato le mie tasche. "Bah, carta straccia! ma perchè sei un amico del Mister mi vanno bene le monete! Qui non servono a niente ma posso sempre trasformarle in ciondoli...." disse disgustato il nanetto e poi, aggiunse "io mi chiamo Dugnus ma stai zitto, del tuo nome non me ne frega niente.....adesso devo ripartire e se vuoi ancora il mio aiuto è meglio che ci sbrighiamo!.."
Aveva una forza sbalorditiva, sollevandomi quasi di peso mi mise a sedere sopra il bordo della vasca e dopo aver intascato la ricompensa pattuita, si allontanò con la sua bisaccia sulle spalle, boffocchiando " a non rivederci, con certa gente non voglio avere niente a che fare: vengono qui, ti disturbano....." le ultime parole non le udii perchè lo strano essere si intrufolò in una fenditura di una vecchia quercia e scomparve.
Mi trovavo in una situazione a dir poco angosciante, ma l'interno della fontana era talmente affascinante che per un momento dimenticai i miei guai! Il bordo era abbastanza stretto e per non scivolare dentro l'acqua, mi misi a cavalcioni e mi avvicinai fino ad un punto della vasca (che scoprii essere di forma ovale) dove c'erano dei sassi che mi permisero di entrare all'interno di quella misteriosa fontana.
Se l'architettura di quel luogo l'avesse partorita la mente fantastica di uno scrittore come Edgar A. Poe non avrebbe potuto concepire un luogo più misterioso e inquietante.
Le parole non sempre riescono a descrivere ciò che si vede e tanto meno le emozioni che certi paesaggi ti trasmettono: si, perchè (forse per le mie dimensioni ridotte al minimo) quello che mi stava davanti, non era l'interno di una fontana ma un intero paesaggio , con anfratti, cascate, giochi architettonici, fiori sovradimensionati rispetto alle dimensioni delle strutture fisse e........."Alt, meglio riordinare le idee" mi dissi! Avevo la statura di un pollice, ero all'interno di una vasca che racchiudeva dentro un intero paesaggio, e anzichè
scappare terrorizzato me ne stavo affascinato a contemplare qualcosa che poteva anche essere opera del diavolo (si fà per dire....).
Di fronte a me si ergeva una tetra parete (per via del colore scuro) ingentilita da fiori bianchi a forma di campanella: in alto, da un grande vaso scaturiva, come se fosse una fonte sorgiva, un rivolo d'acqua che si travasava, a cascata, da una roccia color ocra con venature bianche ad un'altra roccia quasi identica situata più in basso rispetto alla prima:
il tutto alimentava un laghetto. Le sue sponde erano ricoperte da giganteschi fiori somiglianti alle spighe della lavanda. In secondo piano, gigantesche canne vuote di bambù, si incrociavano armoniosamente e raccoglievano una pioggia d'acqua che dall'alto alimentava questa, in apparenza, inutile canalizzazione. Dietro la roccia a parete (prima descritta) una foresta di alte piante e ancora fiori; inoltre, un gorgoglio d'acqua faceva intuire (da dove ero non riuscivo a vedere) che altre cascatelle alimentavano un altro laghetto che doveva trovarsi alle spalle della parete rocciosa.
A sinistra, quasi lambita da un rivolo d'acqua, una ragazza ....."sto diventando pazzo" mi dissi! Guardai meglio, non era una ragazza quella che vedevo ma una folletta, si proprio una folletta dalle caratteristiche orecchie a punta. Un viso incorniciato da due treccine bionde, la testa cinta da una coroncina di fiori intrecciati e fra le braccia teneva un mazzo di fiori di lavanda; un vestito rosso senza maniche e calzava due stivaletti, penso, all'ultima moda!
Mi trovavo in una situazione a dir poco angosciante, ma l'interno della fontana era talmente affascinante che per un momento dimenticai i miei guai! Il bordo era abbastanza stretto e per non scivolare dentro l'acqua, mi misi a cavalcioni e mi avvicinai fino ad un punto della vasca (che scoprii essere di forma ovale) dove c'erano dei sassi che mi permisero di entrare all'interno di quella misteriosa fontana.
Se l'architettura di quel luogo l'avesse partorita la mente fantastica di uno scrittore come Edgar A. Poe non avrebbe potuto concepire un luogo più misterioso e inquietante.
Le parole non sempre riescono a descrivere ciò che si vede e tanto meno le emozioni che certi paesaggi ti trasmettono: si, perchè (forse per le mie dimensioni ridotte al minimo) quello che mi stava davanti, non era l'interno di una fontana ma un intero paesaggio , con anfratti, cascate, giochi architettonici, fiori sovradimensionati rispetto alle dimensioni delle strutture fisse e........."Alt, meglio riordinare le idee" mi dissi! Avevo la statura di un pollice, ero all'interno di una vasca che racchiudeva dentro un intero paesaggio, e anzichè
scappare terrorizzato me ne stavo affascinato a contemplare qualcosa che poteva anche essere opera del diavolo (si fà per dire....).
Di fronte a me si ergeva una tetra parete (per via del colore scuro) ingentilita da fiori bianchi a forma di campanella: in alto, da un grande vaso scaturiva, come se fosse una fonte sorgiva, un rivolo d'acqua che si travasava, a cascata, da una roccia color ocra con venature bianche ad un'altra roccia quasi identica situata più in basso rispetto alla prima:
il tutto alimentava un laghetto. Le sue sponde erano ricoperte da giganteschi fiori somiglianti alle spighe della lavanda. In secondo piano, gigantesche canne vuote di bambù, si incrociavano armoniosamente e raccoglievano una pioggia d'acqua che dall'alto alimentava questa, in apparenza, inutile canalizzazione. Dietro la roccia a parete (prima descritta) una foresta di alte piante e ancora fiori; inoltre, un gorgoglio d'acqua faceva intuire (da dove ero non riuscivo a vedere) che altre cascatelle alimentavano un altro laghetto che doveva trovarsi alle spalle della parete rocciosa.
A sinistra, quasi lambita da un rivolo d'acqua, una ragazza ....."sto diventando pazzo" mi dissi! Guardai meglio, non era una ragazza quella che vedevo ma una folletta, si proprio una folletta dalle caratteristiche orecchie a punta. Un viso incorniciato da due treccine bionde, la testa cinta da una coroncina di fiori intrecciati e fra le braccia teneva un mazzo di fiori di lavanda; un vestito rosso senza maniche e calzava due stivaletti, penso, all'ultima moda!
"Che strano" pensai "nei momenti più difficili, a volte anche pericolosi, ti ritrovi ad osservare particolari che altrimenti non noteresti" Questo mi stava succedendo!
"Ciao, chi sei e cosa cerchi in questo nostro mondo?" mi chiese con una voce leggermente gracchiante, e aggiunse "sicuramente non sei di queste parti, hai un vestito così buffo!"
"Chi sono? non lo sapevo prima, figurati adesso! Cosa cerco? Io non dovrei essere qui, non sò come ci sono arrivato e peggio ancora non ho fatto niente per arrivarci!"
Mi guardò con due occhietti maliziosi e poi aggiunse " Mi chiamo Sisur e abito questi luoghi da più di quattrocento anni e non mi stanco mai di guardarli, perchè ogni giorno sono sempre diversi! Oggi è il giorno della Luna che sorride, per questo tutto è così tranquillo.....Sei stato fortunato! Non importa se non mi hai voluto dire chi sei, avrai i tuoi buoni motivi! Una cosa è certa, però, se sei qui, un motivo ci sarà! Puoi dirmi almeno quanti anni hai?"
Un pò stordito, risposi "Ho settant' anni, e non li porto neanche bene! E poi....."; era inutile parlarle dei miei malanni!
Battè le mani come una bambina: "Settant'anni, ma allora sei un bambino! Avrai anche fame, i piccoli hanno sempre bisogno di nutrirsi." A questo punto fà il gesto più bello del mondo, quello di una madre nell'atto di scoprirsi il seno per allattare.....
Riuscii a fermarla in tempo: "no, grazie, non ho fame; ho mangiato poco fà" Ci rimase un pò male, ma fece finta di niente.
Per rompere un pò il ghiaccio, le chiesi: "Non hai paura di stare quì tutta sola? Ho letto che nel mondo dei folletti circolano strane creature, incroci fra serpenti e draghi..."
"Ah, ah ma di cosa stai parlando? Quelle strane creature, come le hai chiamate tu, esistono solo nelle favole che gli esseri umani della Grande Terra hanno inventato per esorcizzare le loro paure....Ora ho capito, tu sei un essere umano: la tua statura mi aveva messo fuori strada....però il sospetto l'avevo avuto! Chiariamo subito due cose: uno, non sono una folletta, per tua fortuna! ma una gnoma; due, quì non sono sola!" "insieme a me vivono altri due gnomi, dall'altra parte della fontana, ecco perchè non ti eri accorto della loro presenza!"
Guardai verso il punto indicatomi da Sisur e vidi, semi nascosti dalla vegetazione, due gnomi: portavano il cappello a punta e per il resto erano vestiti come due gnomi. Uno, quello che mi sembrò piu avanti negli anni, aveva fra le braccia una spiga di lavanda, come quella di Sisur, e l'altro, sicuramente più giovane teneva vicino al viso un mazzetto di fiori bianchi. Nonostante fossero distanti, fui colpito dall'espressione del giovane gnomo: il suo sguardo era assente anche se esprimeva una profonda tristezza e un dolore senza speranza quasi una morbosa malincolia.
"Quello con la lavanda fra le braccia si chiama Kenus e l'altro, il più piccolo, ha meno di duecento anni, quello vicino al cigno, si chiama Tilin ed è il figlio di Kenus. "Sono arrivati in questo posto un pò di tempo fà provenienti da un villaggio, nella foresta di *Komi. Trovarano il posto di loro gradimento e mi chiesero se potevano fermarsi. Fui ben felice di avere compagnia e fu l'inizio di una bellissima amicizia. "Passavamo i nostri giorni a correre e nuotare nudi nel lago e poi, durante i plenilunei, ci raccontavamo le storie del Piccolo Popolo, le nostre storie, e le leggende di altre creature che vivono lontane dai boschi: storie terribili di esseri che, figurati, per essersi allontanate dalla Grande Madre, stanno rischiando di perdere il dono più prezioso: la Fantasia".
"Passavano gli anni, i lustri (non sò quanti) e il tempo scorreva veloce, è sempre così quando si è felici! Ma un giono accadde qualcosa che non doveva accadere: il piccolo Tilin, che nel frattempo era cresciuto, cominciò a guardarmi in maniera diversa, non voleva più giocare insieme a noi ed era infastidito se Kenus mi guardava con tenerezza o mi usava delle gentilezze. Era chiaro, noi donne queste cose le percepiamo prima di voi, Tilin si stava innamorando di me e ciò era terribile perchè questo rischiava di rovinare il sodalizio che si era creato fra noi! Parlammo a lungo, ma fu inutile! Negava l'evidenza dei fatti ed ogni giorno che passava, diventava sempre più taciturno e scontroso."
Questa storia mi aveva fatto diventare triste ma mi aveva distolto dal mio problema: mi trovavo in un luogo sconosciuto, vittima di un sortilegio, eppure tutto questo era passato in secondo piano! La storia di quelle tre creature mi aveva fatto dimenticare tutto il resto!
"Cosa accadde dopo?" chiesi.
"Kenus cercò di convincere il figlio a ritornare presso il loro villaggio. Ma fu inutile, Tilin, ormai chiuso nelle spire dei suoi pensieri, era diventato prigioniero di se stesso e di questo luogo. Io, causa involontaria di questo dramma, mi ritirai in questa parte della fontana e, da quel momento, i giorni felici furono soltanto un ricordo! Ormai sono passati diversi anni e le stagioni del Tempo si susseguono eguali a se stesse."
Sinceramente addolorato, incapace di pensare ad altro, le chiesi con dolcezza: "Sisur, sono pieno di problemi, ho perso ogni contatto con il mio mondo e la strada di casa, forse per sempre, ma se posso fare qualcosa per te, per voi, dimmelo!"
Sisur, mi guardò con i suoi occhietti furbetti, accennò un sorriso e poi avvicinandosi, mi parlò a lungo, ad un orecchio...concluse dicendo: "da me questo discorso non l'accetterebbe!". Seppi così quello che dovevo fare!
Saltellando da un sasso ad un altro e compiendo peripezie d'ogni sorta, mi portai accanto a Tilin e dopo aver chiesto il permesso (senza ottenere risposta), mi sedetti al suo fianco. Dapprima sembrò non accorgersi della mia presenza ma dopo un pò mi guardò (i suoi occhi esprimevano pienamente ciò che l'anima nascondeva: il baratro dove si era perso) e mi domandò: "Chi sei, quale mondo ti ha partorito?" Ed io, seguendo il copione suggeritomi da Sisur: "Sono un vecchio saggio e conosco il futuro perchè nel mondo da dove provengo è tutto già accaduto! I vestiti che indosso, così diversi dai tuoi, ne sono una prova!" Non sò con quale faccia tosta dissi tutto questo, ma era per una buona causa!
"Tilin, io conosco il tuo problema, è vecchio come il mondo, e ha un nome semplice: amore non corrisposto! Ma in questo caso, la sostanza è ben diversa! Forse non sai che anche Sisur si era innamorata di te e questo amore, che la stava coinvolgendo con tutti i sensi, le ha fatto paura! " Non ero sicuro che Tilin avesse compreso pienamente anche se una luce si accese nei suoi occhi quando pronunciai il nome di Sisur. Che tenerezza!
Continuai: "Si caro Tilin, Sisur ha avuto paura ma non per lei ma per te! Tu sai che lei è molto più vecchia di te e anche voi, gnomi, non siete immortali. Sai anche che se uno di voi dona il suo cuore, è per sempre! E cosa ne sarebbe stato di te dopo che Sisur avesse abbandonato questo mondo? Avresti potuto continuare a vivere, per due, trecento anni ancora senza di lei? Te lo sei mai chiesto? Forse tu no, ma lei sì.....Per notti e notti,nel silenzio di questo luogo fuori dal tempo, ha continuato a pensare a questo e alla fine, per il tuo bene, per l'amore che nutriva, ha sacrificato il sentimento che la stava legando a te e ha deciso di lasciarti libero...."
Mentre recitavo il soggetto che Sisur mi aveva suggerito, mi sono chiesto più volte: è pura invenzione? o Sisur si era veramente innamorata di Tilin e si era sacrificata per amore, quello con la "A" maiuscula? Le donne sono capaci di tutto questo!
Le mie parole devono aver fatto effetto sulla mente del giovane perchè, dopo avermi guardato intensamente, i suoi occhi brillarano nuovamente, come se la vita fosse ritornata in lui.
"Grazie" mi disse "ora ho capito! Ritornerò con mio padre a casa, nel mio villaggio, portando per sempre nel mio cuore il ricordo di questo luogo incantato e gli occhi di Sisur..." Poi, in uno slancio di affetto incontrollabile mi abbracciò con forza, come solo i giovani sanno fare, ed io, già traballante, persi l'equilibrio e finii in acqua......
"Oh Dio, non so nuotare, annego !!!!"
A questo punto, sentii la voce di mia moglie che, scuotendomi delicatamente, mi diceva: "svegliati, Franco, stai solo sognando...."
Ancora oggi, a distanza di mesi, mi chiedo ancora, ma è stato veramente un sogno?
Comunque stiano le cose, a volte non posso fare a meno di pensare a lei:
"Ciao, Sisur, ovunque tu sia .......mia dolce creatura, ti porterò sempre nel mio cuore!"
* Nota: La foresta di Komi
(ASMA) – Kirov, 1 Apr – Sensazionale scoperta nei boschi della foresta vergine di Komi, nell’omonima Repubblica della Federazione Russa.
Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa russa Notizija, due giovani residenti nella cittadina di Sytkyvkar, capitale della Repubblica, che si erano recati nella foresta di Komi per un’escursione, hanno dichiarato di avere incontrato alcuni umanoidi dell’altezza di circa 40-50 centimetri, vestiti con abiti medioevali e parlanti un’idioma simile al russo arcaico.
I misteriosi ometti si sono velocemente allontanati, ma i due coraggiosi escursionisti li hanno seguiti fino a una radura nascosta, dove hanno trovato un intero villaggio abitato da esseri simili a quelli incontrati precedentemente.
Gli ometti, che i due giovani escursionisti non hanno esitato a definire come “gnomi”, gli si sono avvicinati dimostrandosi amichevoli, hanno riferito che vivono da secoli separati dagli uomini, che però seguono tenendosi a debita distanza. GLI gnomi hanno parlato anche di un terribile pericolo incombente sulla razza umana, dicendosi disponibili a rivelarlo solo al Premier russo Putin in persona oppure al Pope ortodosso di Mosca.
Le dichiarazioni dei due giovani sono state giudicate attendibili dal prof. Kratotkev, criptozoologo dell’università di Kirov, che ha ricordato come questa scoperta viene dopo i ritrovamenti di resti dell’homo floreniensis in Indonesia e dimostra che la specie di ominidi di cui parlano innumerevoli leggende nel mondo esiste veramente. Secondo il prof. Kratotkev il ripetersi di avvistamenti, come questo di Komi o quello famoso nella provincia di Salta, in Argentina, forse dimostra che davvero i misteriosi ominidi, si tratti di gnomi, elfi o folletti, hanno un importante messaggio da trasmettere all’umanità.
L’ufficio stampa del premier russo non ha rilasciato dichiarazioni su un eventuale incontro con quelli che sono già stati ribattezzati gli gnomi di Komi, che peraltro hanno espressamente precisato di non essere invece interessati a un incontro con il Presidente Medvedev.
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